Rischio calcolato, Bonanni: «Con le riaperture le mascherine diventano ancora più cruciali»

di Laura Cuppini

«Da lunedì sarà cruciale rispettare le misure di prevenzione dei contagi, a partire dall’uso delle mascherine». Per Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze, serve una «road map» per evitare che i numeri della pandemia tornino a peggiorare.

Cosa potrebbe comportare la graduale riapertura delle attività?
«Probabilmente fino all’estate non avremo grossi sbalzi, aiutati dall’arrivo del caldo e dalla possibilità di trascorrere tempo all’aperto. Ma serve grande responsabilità da parte di tutti, perché il virus circola ancora in modo sostenuto: le riaperture non possono essere viste come un “liberi tutti”».

Come si può evitare che la situazione peggiori?
«Indossare correttamente la mascherina è il primo punto, meglio optare per le Ffp2, evitare quelle di stoffa. Se si va a casa di amici è bene proteggersi, quando non si mangia. Inoltre mi auguro che aumentino i controlli delle forze dell’ordine: chi non rispetta le regole va multato pesantemente».

Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha detto che i contagi potrebbero aumentare, soprattutto tra i giovani che non sono vaccinati. È d’accordo?
«Sì, lo ritengo possibile. Al contrario, non penso che aumenteranno i decessi e le ospedalizzazioni. La campagna vaccinale procede e una quota sempre maggiore di soggetti fragili sarà protetta».

La Gran Bretagna ha riaperto le attività solo dopo aver vaccinato moltissime persone (circa 30 milioni hanno ricevuto la prima dose), in Italia siamo più indietro: quando potremo ritenerci a buon punto?
«Avremo una riduzione drastica dei ricoveri quando almeno il 50 per cento della popolazione sarà vaccinato: allora vedremo anche un calo consistente dei contagi».

Secondo l’Ecdc (European centre for disease prevention and control) per i vaccinati è possibile allentare le misure di protezione, come l’uso delle mascherine e il distanziamento. Che cosa ne pensa?
«Questa affermazione mi lascia perplesso. Sappiamo che i vaccini non sono efficaci al 100 per cento nel proteggere dall’infezione, pur essendo un valido scudo contro le forme gravi e i decessi. Non possiamo escludere che un vaccinato trasmetta il virus ad altri: ecco perché tutti dovremmo continuare a proteggerci, ancora per un po’ di tempo».

Parallelamente alle riaperture andrebbero potenziate le attività di test e tracciamento?
«Credo che 300mila tamponi al giorno siano un buon numero. In Australia la pandemia è stata sconfitta con una vasta attività di testing, ma la situazione sociale che abbiamo in Italia è completamente diversa: 60 milioni di persone vivono in situazioni di alta densità abitativa. La differenza possono farla il rispetto delle regole da parte dei singoli e il procedere della campagna vaccinale senza intoppi».

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