L’inutile talk sulla sfiducia a Speranza
Come in un talk show, trasmesso da palazzo Madama, senza un filo conduttore, logica e oggetto, tra un “si dimetta” urlato da La Russa, frase che nella polemica nostrana va bene sempre, come il sempreverde “si vergogni, e un accorato “questo paese dovrebbe ringraziarlo Speranza”, pronunciato con passione antica da Vasco Errani. Il quale coglie anche l’occasione per ricordare a Salvini, citazioni alla mano, quando diede i numeri, all’inizio della pandemia, passando in tre settimane dal “chiudiamo tutto” all’“apriamo tutto”, al “richiudiamo”, con o senza mascherina indossata. Primo intervento sentito anche della neocapogruppo del Pd, Simona Malpezzi, che ancora non prende dimestichezza sull’utilizzo degli artigli, quando dice che “mettere in discussione Speranza significa indebolire il governo”. In realtà, se passasse la mozione di sfiducia si aprirebbe la crisi, ma per fortuna l’eventualità non c’è.
C’è tutto, nella leggerezza delle parole, in un luogo reso specchio della crisi della politica: la fiera delle vanità, della polemica, dell’imbarazzo, equamente distribuito tra Forza Italia e Lega. Viva la sincerità, anche se cozza con la logica, almeno fa capire lo stato d’animo. La senatrice di Forza Italia Marianna Rizzotti sostiene, proprio così, che “noi non abbiamo fiducia in lei, ministro Speranza”, però non voterà la mozione di sfiducia perché “ha fiducia in Draghi”. Imbarazzo ancora maggiore del povero Romeo, il capogruppo della Lega, cui tocca uno di quei discorsi che uno si risparmierebbe volentieri. E prima si mette a parlare di coprifuoco, ristoranti e centri commerciali, che con la mozione di sfiducia a Speranza non c’azzeccano nulla, poi la butta, come si suol dire, in caciara, sulla richiesta di una “commissione d’inchiesta”, altro classico come il “si dimetta” e “si vergogni”, perché come noto, fa scena, ma non serve a niente come spiegava il Divo Giulio (Andreotti) che insegnava come “il miglior modo per non risolvere un problema in Italia sia fare una commissione”.
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