Malagiustizia intervenga Mattarella Malagiustizia intervenga Mattarella
MASSIMO GIANNINI
Corvi e caimani si accaniscono sul corpo piagato della magistratura. Ancora spurgano i miasmi della questione morale, innescata da Mani Pulite, e già si impone una “questione giustizia”, consumata tra gli incunaboli di una corporazione sempre più svilita e data in pasto a un’Italia sempre più sfiduciata. Dal “caso Palamara” al “caso Amara”: sembra gioco di parole. Invece è un gioco di potere. Meschino, perché ordito da manine coperte e veline anonime. Oscuro, perché non è chiaro chi vince e chi perde. Pericoloso, perché getta palate di fango sulle istituzioni repubblicane. Una maxi-inchiesta che deflagra nel Csm e nella Procura di Milano. Un losco figuro che spiffera segreti su una nuova P2. Un Pm che accusa il suo capo di voler rallentare le indagini. Davigo che non si sa a che titolo investe della cosa “chi di dovere”. La sua ex segretaria che non si sa per conto di chi spedisce in busta anonima le carte riservate ai giornali. Tossine micidiali, che avvelenano i pozzi nei mesi cruciali della caduta di Conte e dell’avvento di Draghi. E gettano altro discredito su un potere dello Stato che già ne ha accumulato troppo. In due anni la fiducia degli italiani nella magistratura è crollata dal 60 al 32,1%. Di fronte ai ritardi della malagiustizia e al correntismo l’autogoverno delle toghe non basta più. Urge la riforma annunciata dalla Cartabia e promessa dal Recovery. E urge anche un intervento deciso del presidente Mattarella, che ridia credibilità a un pilastro della nostra democrazia.
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