Scoperti in una grotta al Circeo i resti di 9 uomini di Neanderthal

Tra i nuovi individui ricostruiti dagli archeologi, 9 in tutto che si aggiungono ai 2 già ricostruiti nel 1939, c’è una sola femmina. I resti risalgono comunque ad epoche diverse. In particolare 8 sono di ominidi vissuti tra i 50mila e i 68mila anni fa, mentre il più antico di loro avrebbe tra i 100mila e i 90mila anni.

Ad arricchire il quadro una moltitudine di resti animali, a partire dalle iene che sono state le ultime ad usare la grotta come tana dove trascinavano le carcasse delle loro prede: dall’uro, un grande bovino oggi estinto, al cervo nobile. Ma sono presenti anche resti diversi, dal rinoceronte al cervo gigante (Megaloceros), dall’orso delle caverne all’elefante e al cavallo selvatico.


Ora l’obiettivo delle indagi è quello di ricostruire il quadro paleoecologico della pianura Pontina tra i 125mila e i circa 50mila anni fa, quando quelli che sono sempre stati indicati come “cugini” dell’homo sapiens – misteriosamente estinti all’incirca nel 26.000 a.C. – frequentavano il territorio laziale. Scavi e indagini sono stati estesi anche all’esterno della grotta dove sono state individuate stratigrafie e paleosuperfici di frequentazione databili tra i 60mila e i 125mila anni fa che testimoniano i momenti di vita dell’uomo di Neanderthal, i luoghi dove stazionava e dove, accendendo il fuoco, si cibava delle proprie prede.

Il ritrovamento di carbone e ossa animali combuste, spiegano i ricercatori, autorizza a ipotizzare la presenza di un focolare strutturato. “Una scoperta che permettera’ di gettare una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia – fa notare Mario Rubini, direttore del servizio di antropologia della SABAP per le province di Frosinone e Latina -. L’uomo di Neanderthal è una tappa fondamentale dell’evoluzione umana, rappresenta il vertice di una specie ed è la prima società umana di cui possiamo parlare”.

TGCOM

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