Vaccino Covid, la seconda dose in vacanza: l’ipotesi del governo per il domicilio provvisorio di almeno 3 settimane

di Fabio Savelli

«Iscrizione temporanea all’anagrafe sanitaria». Un cambio di domiciliazione provvisorio realisticamente non inferiore alle tre settimane. E da effettuare tramite una comunicazione all’Asl di arrivo senza per forza dover indicare anche la scelta di un medico di base come avviene per gli spostamenti per motivi professionali che già ora danno diritto alla vaccinazione fuori dalla regione di residenza. È questa l’ipotesi allo studio del governo per consentire la «portabilità» del vaccino in vacanza con la possibilità di una seconda dose nei luoghi di villeggiatura.

C’è un tavolo tecnico da diversi giorni. Fonti segnalano che sarebbero al lavoro il ministero del Turismo guidato da Massimo Garavaglia e il dicastero della Salute affidato a Roberto Speranza a cui partecipa anche il Commissario all’emergenza Francesco Figliuolo che ravvisa le difficoltà di riprogrammare le scorte di vaccini in base alla domanda turistica. La comunicazione alla Asl però permetterebbe di originare un dato agganciato ad una piattaforma informatica regionale. Raramente queste piattaforme sono in rete tra loro, ma tutte comunicano con il ministero della Salute in un unico cervellone su cui è poggiata l’anagrafe vaccinale nazionale: chi fa il vaccino, quando, con quale lotto, quale fiala, persino quale dose.

Si chiama tracking informatico che le case farmaceutiche fanno da sempre anche per questioni di responsabilità in caso di eventi avversi. Se l’afflusso delle dosi diventa massiccio — e da luglio a settembre ne sono previste in arrivo nel nostro Paese circa 94 milioni — allora il richiamo non è utopistico farlo dove si è in vacanza. A patto che lo spostamento venga comunicato alla Asl, quindi tracciato. Se l’accordo tra Piemonte e Liguria si basa su una reciprocità, anche per flussi turistici limitrofi e programmabili, non è irrealistico ipotizzare che possa essere pianificato anche altrove a condizione che sia un soggiorno lungo, anche nel mese di agosto, che non ci costringa a dover interrompere le ferie per la seconda dose.

Tutto ruota intorno all’anagrafe vaccinale nazionale: non tutte le Regioni hanno una struttura informatica adeguata nella registrazione delle dosi. Ma in realtà il sistema delle tessere sanitarie — in base alle quali la struttura commissariale monitora i dati della campagna e la cui proprietà sarebbe della Ragioneria generale dello Stato — avrebbe già tutto. Ogni richiesta sanitaria è agganciata alla nostra tessera. Quindi sarebbe tracciabile, ad esempio, la prima somministrazione in Lombardia e la seconda in Sicilia. La compensazione di quella dose potrebbe avvenire a posteriori se la disponibilità dei vaccini diventasse copiosa come è previsto. In questi ultimi giorni si stanno moltiplicando le pressioni delle regioni. Il Veneto si spinge oltre: il governatore Luca Zaia ritiene realistico vaccinare anche i turisti stranieri esibendo l’ipotesi come elemento di attrattiva della regione. A supporto ci sarebbe il tracciamento delle case farmaceutiche e il fatto che la regione sia più avanti di altre nell’informatizzazione.

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