Bolle: “La Fracci ha anticipato un’epoca ballando in tv e nelle piazze, mi ha aperto la strada”

Scelga un titolo e una coreografia che rappresentano il meglio di Carla Fracci.
«Dire Giselle è scontato. Però lo spettacolo dell’Opera di Roma, per fortuna filmato e anche molto bene, resta un modello. Ma vorrei ricordare la sua Tatiana in Onegin, qui alla Scala. L’aveva debuttata tardi, a quasi 60 anni: ma fu semplicemente straordinaria».

Chi è stato il suo partner migliore?
«Rispondo con una domanda: di quale generazione? Le ha attraversate tutte, ha danzato con tutti, da Pistoni a Bruhn, da Nureyev a… Bolle. Per decenni, ha ispirato i giovani danzatori».

In effetti alla Scala in lutto colpisce questo senso di continuità, di passaggio di saperi da generazione a generazione.
«La tradizione è questa, il coinvolgimento dei più giovani. A gennaio Carla era tornata alla Scala per una masterclass su Giselle dove debuttava Martina Arduino. Ecco, credo che fra cinquant’anni Martina spiegherà a dei giovani danzatori quello che la Fracci le aveva insegnato del personaggio di Giselle. Le grandi istituzioni come la Scala sono grandi appunto per questo».

La camera ardente di Carla Fracci, infatti, sarà il foyer della Scala.
«E dove, se no? Questa era casa sua».

LA STAMPA

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