Il commissario Draghi
I consiglieri del premier, come si diceva, saranno la segreteria tecnica e il Servizio centrale per il Pnrr, il nome dato alla struttura che al Tesoro si occuperà di molte altre funzioni. Saranno loro i suggeritori che attiveranno Draghi nel caso in cui “un organo statale” dovesse ostacolare la realizzazione di un progetto del Recovery con un dissenso, un diniego o un’opposizione. La segreteria di palazzo Chigi, anche su impulso del ministero dell’Economia, proporrà al premier di portare quell’ostacolo sul tavolo del Consiglio dei ministri. Per arrivare a una decisione entro cinque giorni.
Le strutture e i poteri di palazzo Chigi
Il luogo decisionale per eccellenza sarà la cabina di regia presieduta da Draghi che avrà “poteri di indirizzo, impulso e coordinamento generale” sull’attuazione del Recovery. È vero che al tavolo, insieme al premier, siederanno a rotazione i ministri e i sottosegretari titolari della materia di un determinato progetto ed è vero anche che Draghi potrà delegare loro lo svolgimento di alcune attività, ma allo stesso tempo bisogna ricordare che ad avere in mano la fetta più grande dei progetti e dei soldi del Recovery sono principalmente i ministri tecnici.
Con esclusione della Lega, con il titolare dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, tutti gli altri partiti – a scendere il Pd, poi Leu e infine i 5 stelle – conteranno molto poco. Lo stesso decreto ricorda che il Comitato interministeriale per la transizione digitale e quello per la transizione ecologica, rispettivamente guidati da Colao e Cingolani, sono una cabina di regia nella cabina di regia, essendo titolari delle funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento tecnico di tutto quello che ha a che fare con il digitale e con il green, voci che assorbono 100 dei 191,5 miliardi del Pnrr.
Ma torniamo alla cabina di regia presieduta dal premier. Potrà fare molte cose e anche i cosiddetti doveri sono inquadrabili come poteri. Innanzitutto elaborerà indirizzi e linee guida per l’attuazione degli interventi del Recovery: darà la linea in altre parole. Poi effettuerà una ricognizione periodica sullo stato di attuazione dei progetti, insomma controllerà lo stato di avanzamento della costruzione di una ferrovia invece che di una pista ciclabile. Ancora esaminerà le criticità segnalate dai ministeri. Non solo cabina di regia. La segreteria tecnica a palazzo Chigi resterà in carica fino alla fine del 2026, coprendo quindi l’intero periodo del Recovery. Sarà il punto di raccordo con il Tesoro, l’altro grande polo della governance, perché riceverà proprio da via XX settembre gli esiti del monitoraggio sull’attuazione del Pnrr.
La centrale del Tesoro per il monitoraggio, la rendicontazione e il controllo
Se palazzo Chigi è la testa politica del Recovery, il Tesoro è la centrale dedicata al monitoraggio, alla rendicontazione e al controllo. Dentro la Ragioneria generale dello Stato nascerà una struttura ad hoc – Servizio centrale per il Pnrr – che si avvarrà di 60 neo assunti di alto profilo tra economisti, giuristi, informatici, statistici e ingegneri gestionali. Ci sarà poi una struttura dedicata all’audit, che sarà articolata sul territorio attraverso le Ragionerie dislocate in sette macro-aree del Pase. Il ministero dell’Economia sarà anche il punto di contatto unico con la Commissione europea a cui riferirà sui progressi compiuti nella realizzazione del Piano.
Dai progetti alla spesa. Il ruolo dei ministeri
Ogni ministero dovrà dotarsi di una struttura interna, prendendo dirigenti già a lavoro o istituendo un nuovo ufficio, per gestire gli interventi di cui è titolare. Nella piramide della gestione dei soldi del Recovery, i ministeri sono posizionati sotto al Tesoro. Al ministero dell’Economia dovranno fornire gli elementi necessari per trasmettere le richieste di pagamento alla Commissione europea, ma dovranno anche rilasciare i dati finanziari degli investimenti e delle riforme, oltre ad aggiornare sempre il Tesoro sull’avanzamento dei progetti. Ma ai ministeri sarà chiesto anche di fornire un contributo sul fronte del monitoraggio della spesa: dovranno vigilare, infatti, sulla regolarità delle procedure e delle spese, adottando tutto quello che è necessario per prevenire e sanzionare irregolarità o un utilizzo indebito dei soldi.
I soldi del Recovery fanno riferimento a quasi tutti i ministeri, dal green al digitale, dalla scuola al lavoro. Dovranno finire nei bandi di gara per la selezione dei progetti e anche qui i ministri avranno un ruolo di prevenzione perché dovranno prevedere clausole di riduzione o meccanismi di revoca di contributi in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi previsti nei tempi assegnati, oltre a riassegnare le somme scorrendo le graduatorie.
E quello di Regioni e Comuni
Le Regioni, le province, le Città metropolitane e i Comuni sono i soggetti attuatori. Il punto di contatto più vicino tra le istituzioni e ad esempio l’impresa che deve costruire un asilo nido. Dovranno utilizzare le proprie strutture, ma potranno avvalersi anche di società pubbliche e questo per rendere gli interventi tempestivi.
L’HUFFPOST
Pages: 1 2