La governance di Draghi svuota l’Anac: superpoteri al premier per il Recovery

Ilario Lombardo

ROMA. Partiamo da un dettaglio che dice molto del passato e del futuro delle strutture di controllo pubbliche, e della centralizzazione operata su Palazzo Chigi e sul ministero dell’Economia da Mario Draghi. Nel decreto che dà forma alla governance che si occuperà di gestire gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza viene istituito un ufficio dirigenziale presso la Ragioneria dello Stato, al Tesoro, con «funzioni di audit del Pnrr e di monitoraggio anticorruzione».

Di fatto è un doppione: in Italia esiste un’Autorità anticorruzione, Anac, che avrebbe proprio questo compito e che invece sul Recovery plan non avrà voce. A dimostrazione ancora una volta che dopo l’addio del magistrato Raffaele Cantone l’Authority ha perso peso e centralità. Tra l’altro, è l’ultimo avamposto dei dirigenti scelti da Giuseppe Conte e fatti fuori uno dopo l’altro da Draghi. Il presidente è Giuseppe Busia, giurista amico personale dell’ex premier. La sua nomina è del settembre 2020 e non può essere sostituito come è accaduto per il commissario anti-Covid, Domenico Arcuri, o per il coordinatore dei servizi segreti Gennaro Vecchione. Si troverà però a guidare un’Autorità svuotata di potere per appalti e opere del più grande investimento infrastrutturale della storia italiana.

L’architettura della governance ideata su più livelli da Draghi dà l’idea di quanto il premier abbia poca voglia di impantanarsi nella burocrazia, o, come accaduto al suo predecessore, tra i capricci dei partiti. La testa della gestione si concentra tra Palazzo Chigi e il Mef. Alla presidenza del Consiglio è istituita una Cabina di Regia presieduta dal capo del governo che eserciterà «poteri di indirizzo, impulso e coordinamento generale sull’attuazione degli interventi del Pnrr». Non solo: il decreto prevede anche che, in caso di ritardi sugli obiettivi da parte dei soggetti attuatori (Regioni, Comuni, Province…), il presidente del Consiglio possa nominare commissari con poteri sostituivi.

Alla Cabina di regia parteciperanno di volta in volta i ministri competenti o interessati a una determinata opera. Non ci sarà un assembramento, insomma, e si eviteranno estenuanti vertici con i ministeri rappresentativi di ogni partito di maggioranza. Allo stesso modo verranno coinvolti la Regione interessata (per esempio: alla costruzione di un ponte) e il presidente della Conferenza delle Regioni se saranno di più. «Possono» – attenzione ai verbi scelti – essere «invitati» rappresentanti dei soggetti attuatori, sindacati, categorie produttive, associazioni. Per loro è previsto un tavolo permanente che però avrà solo una funzione consultiva. Una concessione ai sindacati e alle imprese che chiedevano un posto a tavola nella Cabina di regia.

Sempre sotto la presidenza del Consiglio nasce L’Unità per la razionalizzazione il miglioramento dell’efficacia della regolazione, «con l’obiettivo di superare gli ostacoli normativi, regolamentari e burocratici». Ma un ruolo importante avrà la Segreteria tecnica creata ad hoc a Palazzo Chigi, per supportare la Cabina di regia e aiutarla ad aggiornare periodicamente il Parlamento e il Consiglio dei ministri. La durata è superiore a quella del governo che la istituisce e arriva fino al 31 dicembre 2026, termine fissato in Europa per il completamento del Pnrr.

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