Dario Scannapieco, un “ufficiale di collegamento” per il Recovery
Dunque chi governerà in Italia il Piano, attuando anche le riforme che sono specificate per ciascuna delle sei Missioni di investimento, dovrà avere non solo la legittimazione per farlo, ma anche la competenza per dialogare con la Commissione europea. L’Italia è il maggiore beneficiario delle risorse del Piano europeo. Se non riusciamo a usarle al meglio, anche il danno che ne deriverebbe alla Ue e all’Eurozona sarebbe gravissimo.
Una declinazione settoriale: la Cassa Depositi e Prestiti
A questa impostazione risponde anche la nomina di Dario Scannapieco ad amministratore delegato della Cassa depositi e Prestiti. Le sue credenziali europee sono quelle di chi ha ricoperto per 15 anni il ruolo vice-presidente della Bei e per 9 anni in contemporanea anche quello di presidente del Fei, che sono le due principali istituzioni controllate dagli Stati Ue per il finanziamento dei settori pubblico e privato in tutti i Paesi della Ue. La sua “filosofia” è quella dell’intervento pubblico non come sostituto di quello privato, ma come complementare e facilitatore, secondo i principi della sussidiarietà e del partenariato pubblico-privato tipici delle migliori stagioni dello sviluppo europeo e del nostro Paese, che sono ben diverse dallo statalismo o del mercatismo.
La Cdp avrà un ruolo importante nel Piano italiano sia perché detiene partecipazioni di controllo in grandi imprese in settori ad alta intensità tecno-scientifica, sia per canalizzare i finanziamenti alle opere pubbliche mobilitando anche le risorse private. Scannapieco ha anche avuto un ruolo importante in Bei in relazione al Piano Juncker 2014-2019 per il rilancio investimenti in Europa che usando fondi e garanzie pubbliche limitate ha avuto grandi effetti moltiplicativi. Confidiamo che in una visione europea sappia sia rafforzare le nostre presenze industriali tecno-scientifiche sia contribuire al dualismo italiano tra Nord e Sud-
Una conclusione: Draghi, Schauble, von der Leyen
Questi casi dimostrano come il Presidente Draghi e il Governo sanno che il nesso tra Italia ed Europa e quello pubblico-privato sono cruciali non solo negli enunciati ma anche nelle realizzazioni. Draghi serve adesso sia alla Ue che all’Italia che si sviluppano o si fermano insieme. Più precisamente Draghi serve anche all’Europa perché la Presidente von der Leyen ha in lui una sponda di sicurezza nel passaggio di due elezioni “pesanti”. Quella francese e quella tedesca con l’uscita di Angela Merkel. Il ritorno alla “dottrina Schauble” ,di cui ho parlato di recente, danneggerebbe irrimediabilmente quel futuro che von der Leyen vuole costruire,con visione e coraggio.
L’HUFFPOST
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