L’affondo di Conte: “Sulla prescrizione il M5S non cederà”

Una si ispira al modello tedesco che prevede formule risarcitorie. Per accelerare i tempi della giustizia bisogna intervenire prima con «meccanismi interni», usando corsie preferenziali, e tutti gli investimenti massicci in personale e modernizzazione tecnologica che sono stati già avviati. Poi, sostiene Conte, in caso di oggettiva compromissione dei tempi, si può offrire una riduzione della pena come avviene in Germania. L’obiettivo, confida l’ex premier, deve rimanere sempre quello di non arrivare alla prescrizione. E nel post lo mette giù così: «Assicureremo il massimo impegno per realizzare le riforme già avviate» per un «sistema giustizia» più celere, più efficiente, ma anche più equo. «Ci faremo scrupolo di applicare tutti i principi costituzionali a partire dalla presunzione di innocenza e dal principio della durata ragionevole dei processi. Ma sia chiaro: la via maestra è realizzare un sistema che offra risposte chiare e certe alla domanda di giustizia, non scorciatoie nel segno della “denegata giustizia”»

Tutto lascia pensare che, al momento, un punto di caduta concreto tra i partiti sia impossibile. La giustizia è il tema che più divide le forze politiche della maggioranza. Ha fatto innalzare bandiere e scavare trincee. E rimane l’ultimo avamposto dei 5 Stelle, indeboliti su più fronti, da quasi tre anni di governo, da tanti ripensamenti, e dalla defenestrazione operata da Draghi degli uomini di vertice scelti da Conte o da Di Maio. Se crollasse anche il bastione della giustizia, è la convinzione di tutti i grillini, sarebbe la fine. Per questo, scrive l’ex premier, il processo di maturazione che è in corso nel Movimento non deve trarre in inganno: «Riconoscere come errori alcuni toni e i metodi usati nel passato, come ha fatto Di Maio, vuol dire dare un segnale di questa maturazione». Ma «rimarrà deluso chi pensa che il nuovo Movimento possa venire meno a queste convinzioni o pensa di strumentalizzare questo percorso».

Conte sente di aver lavorato molto nei due anni e mezzo di governo per placare i bollori del giustizialismo più estremo e scenografico dei 5 Stelle. E chiede che da ora in poi ogni battaglia poggi sulle basi di una «cultura giuridica solida e matura», che non può prescindere dai «principi di legalità e dal valore dell’etica pubblica». Anche in questo vuole chiarire. E lo fa con un esempio: considera «non tollerabile» quando detto dal sottosegretario leghista al Tesoro Claudio Durigon (che in un audio dice di essere tranquillo riguardo a un’indagine perché il generale della Guardia di Finanza che indaga sulla Lega è stato scelto dal partito, ndr). Ne chiede le dimissioni, non perché ci sia un reato, ma perché anche se fosse semplice millanteria denoterebbe «un’idea marcia delle istituzioni». È una questione di opportunità. Appunto: «Di etica pubblica».

LA STAMPA

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