Se a Roma Ciampi diventa “Azelio”

Ugo Magri

No, stavolta non c’entrano i cinghiali che rubano la spesa davanti ai supermercati, e nemmeno i corvi «assassini» (aggrediscono in picchiata chi passa per strada). In questo caso Roma fa parlare di sé per una gaffe da far rabbrividire Fantozzi. Immaginiamoci la scena: solenne cerimonia sul Lungotevere Aventino per dedicarne uno spiazzo al decimo presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. C’è il suo successore, Sergio Mattarella, e con lui è presente la seconda carica dello Stato, Elisabetta Casellati, oltre alla padrona di casa, cioè Virginia Raggi. Corazzieri, fanfare, presentatt’arm. Ma al momento di scoprire la lapide dedicata a Ciampi, qualcuno si accorge che ad Azeglio manca la “g”, il nome è stato storpiato in Azelio. Panico degli organizzatori. Per non confessare lo sbaglio, viene detto che il marmo chissà come purtroppo si è danneggiato. La targa rimane avvolta da un drappo giallorosso, sotto il quale però in trasparenza si scorge benissimo l’errore. La bugia ha le gambe corte, le autorità se ne vanno nell’imbarazzo.

Un paio d’ore più tardi, a cerimonia conclusa, la targa viene sostituita e per fortuna il nome è quello giusto, con tanto di lettera mancante. Subito è scattata la caccia al responsabile, presto individuato nel ragionier Filini di turno: un oscuro funzionario dell’Ufficio gestione appalto di installazione e manutenzione targhe toponomastiche. Verrà trasferito ad altro compito non prima di essere messo alla gogna davanti agli altri impiegati. E se lo merita: per colpa della sua sciatteria, la sindaca grillina è di nuovo nell’occhio del ciclone. Gli avversari della Raggi nella corsa al Campidoglio, il piddino Roberto Gualtieri in testa, si sono scatenati contro la sindaca, già duramente bersagliata per lo scandalo (quello sì davvero intollerabile) dei poveri defunti impilati a migliaia nelle loro bare in attesa di cremazione. Ad aggiungere un tocco di grottesco ci si è messo un consigliere pentastellato, Paolo Ferrara, avanzando la tesi del complotto: «Non è stato un semplice errore», Raggi è stata vittima di un sabotaggio, con Carlo Calenda che subito si è autodenunciato, «ebbene sì, sono stato io, nottetempo sono andato a scalpellare la targa per togliere la “g” di Azeglio». Come spesso accade, la politica sconfina nella farsa e suscita buonumore.

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