Dove sono gli altri?
Mattia Feltri
Un paio di settimane fa sotto le mie finestre è sfilata una manifestazione ordinatamente schierata da cui erompeva un solo ininterrotto coro: «Dove sono gli antifascisti?». Non era una folla oceanica, e forse per questo i miei figli avevano capito «dove sono gli altri fascisti?».
Me ne sono ricordato quando ho letto la risposta sul Corriere a Ernesto Galli della Loggia, dove Giorgia Meloni ne dice una niente male, che il fascismo non è una peculiarità italiana. Se la potesse sentire il fondatore, cioè Benito Mussolini, le farebbe passare un brutto quarto d’ora. Ma poi persino lui, non un prototipo di modestia, riconobbe di non avere inventato nulla, il fascismo disse d’averlo tratto dall’inconscio degli italiani.
Ennio Flaiano, molto prima di Umberto Eco, scrisse che il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, odiatore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli altri le cause della sua impotenza. Col tempo, anziché scolorire, il ritratto prende colore. E infatti il fascismo conviene agli italiani, diceva Flaiano, perché è nella loro natura. In fondo Meloni è fascista come (quasi) tutti noi, per quel che può (si nasce fascisti – cito ancora il Duce – ma è assai difficile diventarlo),
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