Letta a sinistra e Salvini al centro. Il nuovo schema
di BRUNO VESPA
La scacchiera della politica italiana assomiglia a quella di Alice nel Paese delle meraviglie in cui tutti i personaggi di Lewis Carroll si muovono in un mondo imprevedibile e fatato. Se il lettore proverà a mettersi nei panni di Alice, gli verrà spontaneo assegnare il ruolo di Regina di cuori a Giorgia Meloni: perché è l’unica donna e soprattutto perché tutti gli altri personaggi stanno coalizzandosi perché lei non entri nel Castello di Palazzo Chigi. Sono le leggi della politica e non c’è niente da fare. Parlare di Palazzo Chigi (e quindi anche di Quirinale) con tanto anticipo è un gioco inutile. Ma le grandi battaglie richiedono un’analisi attenta del campo per poi stabilire il momento giusto per l’attacco.
Erwin Rommel era un genio nell’analisi e nella rapidità di decisione. Talvolta l’eccesso di sicurezza gli fece commettere alcuni errori, anche gravi. Chi si muove soltanto in base ai sondaggi può andare perciò incontro ad amare sorprese. Ma i movimenti in corso sulla scacchiera politica sembrano per una volta più di strategia che di tattica. L’ex moderato Enrico Letta sta spingendo il Pd sulla sinistra dell’ala governativa del M5s guidata da Luigi Di Maio. La sua campagna (anche economica) nei confronti dei giovani gli serve a rinfrescare l’elettorato democratico ormai ritiratosi soprattutto nei centri storici delle grandi città (il famoso partito Ztl) e in una fascia d’età non più verde. Letta – e si capisce – non vuole il Movimento del gruppo europeo dei Socialisti e Democratici come i socialisti non volevano il Pci nella loro Internazionale. Ma se le Cinque stelle esplodessero, non sapremo dove finirebbe l’energia luminosa delle Supernove.
La forzata ambiguità di Conte (garantista e giustizialista in pari misura) dove troverà il suo punto di approdo? E Di Maio, come si dice da due anni, troverà il suo nel Partito popolare europeo?
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