Aumenta il senso di insicurezza. “La paura delle rapine è cresciuta”
di ALESSANDRO FARRUGGIA
L’Italia vive un paradosso. Calano i reati ma la gente ha sempre più paura. Il Covid ha influenzato nel 2020 il numero dei crimini commessi in Italia. Lo scorso anno ne sono stati denunciati 1.866.857. Complice la pandemia, si è registrata una riduzione di oltre il 18% rispetto all’anno precedente, con 435.055 crimini in meno. Gli omicidi -16,4%; le rapine -18,2%; i furti -33,0%; i furti in appartamento -34,4%. In questo senso vanno anche i primi mesi del 2021. “Nei primi tre mesi di quest’anno i reati commessi sono diminuiti del 15,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, ha reso noto il capo della Polizia, Lamberto Giannini, nei giorni scorsi in un’audizione davanti alla commissione Affari Costituzionali della Camera.
«Si tratta di un trend iniziato nel 2014 – ha ricordato
Giannini – che nel 2020, anche per effetto delle restrizioni legate alla
pandemia, aveva già fatto segnare un calo dei delitti del 18,5%
rispetto all’anno precedente. Un dato che riguarda anche i furti, che hanno fatto registrare un decremento del 39%”.
Anche l’Istat conferma il trend pluriennale.
“Negli ultimi anni – osserva l’Istituto di statistica nel rapporto sulla criminalità pubblicato nel 2020 – molti reati di tipo predatorio sono diminuiti, dopo l’aumento ingente degli anni 2012-2014 che aveva caratterizzato soprattutto i reati contro il patrimonio”.
Ma i numeri in calo degli ultimi anni non scalfiscono il senso di insicurezza degli italiani. Anzi. “Negli ultimi dodici mesi per due terzi degli italiani (il 66,6% del totale) – osserva il 2° Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia di Censis e Federsicurezza – la paura di rimanere vittima di reato è rimasta la stessa, per il 28,6% è addirittura aumentata e solo per il 4,8% si è ridotta. Si tratta di percentuali che sono trasversali alla popolazione, a prescindere dall’età, dal titolo di studio, dalla regione di residenza. Addirittura, tra i millennials di età inferiore ai 34 anni è il 34% a ritenere che i reati siano aumentati, e tra le donne è il 37,5%”.
E questo è solo in apparenza sorprendente. “Da quello che ci dicono le statistiche – osserva il sociologo Marzio Barbagli – dalla fine degli anni Sessanta c’è stato un andamento di forte crescita dei furti in abitazione e delle rapine. Il lieve calo degli ultimi anni, nel periodo pre pandemia, lascia in realtà comunque il numero dei reati a un livello molto più alto di quanto non fosse trenta o quaranta anni fa, e bisogna anche considerare che le medie nazionali tendono a sottovalutare che il fenomeno è particolarmente elevato al Nord e al Centro-Nord”. “Le paure degli italiani – prosegue Barbagli – rispondono quindi al loro vissuto, che dice che il rischio furti in abitazione è oggi più alto di alcuni decenni fa. Discorso diverso per gli omicidi, dove siamo di fronte a un trend in continua diminuzione iniziato nel 1992. Il nostro Paese, che ha avuto a lungo un tasso di omicidi più alto degli altri paesi europei ha oggi un tasso decisamente più basso”.
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