Meloni-Salvini, il derby romano

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Erano settimane che il match andava avanti, troppi colpi bassi erano volati per pensare a un’amichevole. Oggi il primo tempo si è concluso, e il bilancio, al momento, pende per Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia piazza infatti il suo uomo nella casella più importante, quella di candidato a sindaco di Roma, e tiene duro sul Copasir in cui viene eletto il parlamentare che dall’inizio proprio lei aveva indicato. Forse il secondo tempo (le altre piazze) ribalterà le sorti del confronto, forse i toni si abbasseranno e saranno tutte rose e fiori, certo è che oggi Matteo Salvini è apparso un po’ in difficoltà. Il leader del Carroccio aveva fatto fuoco e fiamme per non far finire il Copasir agli alleati-concorrenti di Fd’I, e in particolar modo aveva cercato di sbarrare il terreno ad Adolfo Urso, tacciato come “amico dell’Iran”. E invece è stato eletto non solo un esponente di Fd’I, ma addirittura proprio Urso. Stesso dicasi per la designazione di Enrico Michetti a Roma, candidatura che Salvini aveva bollato come poco consistente.

Al di là quindi dei sondaggi in cui la Lega è sempre avanti se pur di un’incollatura, Fratelli d’Italia ha mostrato un’abilità tattica e una capacità di muoversi nei meandri dei regolamenti parlamentari un po’ più rodata. Forse la battaglia stessa ingaggiata dalla Lega sul Copasir, che per legge spetta all’opposizione, aveva poco senso dall’inizio, come pure la pretesa di pronunciare la parola definitiva sul candidato a Roma, città nella quale la destra vanta una tradizionale primazia, non è stata una bella idea. Ora si tratterà di capire come finirà la partita interna al centrodestra. In una fase così delicata per la definizione degli equilibri, Salvini non può permettersi di fare la figura di quello che ha solo agito di rimando, restando peraltro a mani vuote. Sondaggi o non sondaggi, la leadership passa anche da questi snodi.

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