G7, Biden lancia il suo piano per arginare il potere di Pechino. Ma l’Europa sta già frenando

di Luigi Ippolito

G7,  Biden lancia il suo piano per arginare il potere di Pechino. Ma l'Europa sta già frenando

DAL NOSTRO INVIATO Falmouth (Cornovaglia) – Tutto lo forzo del G7 in Cornovaglia è diretto a proiettare unità di intenti e di vedute: «È genuinamente meraviglioso vedere ciascuno in persona», ha detto Boris Johnson dando il via ai lavori. «Dobbiamo assicurarci che impariamo la lezione della pandemia, che non ripetiamo gli stessi errori», ha esortato: e ha sottolineato il consenso di tutti per «ricostruire in maniera più verde, più giusta, più eguale, più gender neutral (cioè senza distinzioni di sesso) e perché no, più femminile».

Ma oltre le immagini ufficiali si intravedono quelle increspature che i sorrisi di circostanza non riescono a dissimulare. Questo summit doveva essere il segnale del «ritorno dell’Occidente», coeso di fonte alle sfide globali e forte dei suoi valori: ma è una famiglia che dietro le quinte si ritrova più rissosa che mai.

Già gli europei sono arrivati in Cornovaglia col dente avvelenato a causa dell’Irlanda del Nord: l’accordo sulla Brexit è diventato terreno di scontro fra Londra e Bruxelles e all’orizzonte si staglia la minaccia di una guerra commerciale a colpi di sanzioni reciproche. Prima dell’inizio del G7 Merkel, Macron, Draghi, Von der Leyen e Michel si sono seduti a un tavolo assieme per sottolineare che la Ue parla con una voce sola: e oggi andranno tutti in processione da Boris a ripetergli la stessa cosa, cioè che gli accordi sull’Irlanda vanno applicati senza se e senza ma, perché i britannici devono capire che non c’è altra via di uscita.

Lo scontro Londra-Ue è un grattacapo anche per Joe Biden, venuto in Europa per ricostruire quei ponti che Trump aveva bruciato dietro di sé. Ma pure tra le due sponde dell’Atlantico la sintonia fa fatica a decollare: e il nodo del contendere è il rapporto con la Cina. Gli europei chiedono un «approccio bilanciato» con Pechino, che riconosca un rapporto sfaccettato e su più livelli: dunque una Cina partner per le sfide globali, oltre che concorrente economico e rivale sistemico.

Ma gli americani sono arrivati in Cornovaglia lancia in resta, vogliono dare alla luce un comunicato finale dai toni forti nei confronti di Pechino, con un linguaggio netto. Gli europei non ci stanno e stanno dando vita a un vero braccio di ferro sulla formulazione finale: «Il comunicato dovrà essere bilanciato, non naif», spiegano dalla delegazione Ue. E quindi alla fine nel testo conclusivo non dovrebbe trovare posto la domanda di un’inchiesta sull’origine del coronavirus, che gli europei considerano materia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Più in generale, la preoccupazione dei leader della Ue è che il G7 non finisca per trasformarsi in una specie di piattaforma anti-cinese. Mentre per gli americani dovrebbe offrire anche un programma di investimenti che sia un’alternativa alla Via della Seta.

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