Dieci buoni consigli a Enrico Michetti per vincere le elezioni a Roma
6. Simonetta Matone è un nome eccellente della città
e Michetti, che farà tandem con lei, le chieda di capeggiare la lista
civica che immagino ci sarà. La Matone merita almeno la soddisfazione di
entrare in consiglio comunale. Poi se si vince lascerà il posto in aula
Giulio Cesare al primo dei non eletti. Entrambi se ne freghino di chi
li odierà, delle scritte sui muri, degli insulti sui social, delle
diffamazioni sui giornali: se c’è la curva nemica, sarà più facile
mobilitare quella amica. Che poi è quella da motivare. Guai a tentare di
piacere a tutti. Non veniva mai eletto quello che diceva «tanto i
nostri ci votano». Macché: finiva che perdeva i consensi di qua e di là.
L’ascia di guerra è essenziale contro chi ti considera un nemico.
7. Il programma elettorale non deve rappresentare l’affanno principale della squadra di governo. Anzitutto perché nessuno li legge e nemmeno li calcola. Poi perché si presenta formalmente con le liste elettorali. E poi perché tanto è sostituito da interviste, post e tweet. Meglio concentrarsi sul linguaggio da adoperare. In questo Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono maestri. E una capatina ad Arcore da Silvio Berlusconi non sarebbe male. Il programma andrà comunque costruito e depositato con l’ascolto di categorie e quartieri.
8. I partiti che sostengono il candidato del
centrodestra hanno nelle loro agende liste enormi di personaggi
popolari. E sanno chi è stanco dell’andazzo dell’amministrazione
comunale. Ogni giorno ci vuole un evento simbolo con un personaggio
popolare della città, un attore, uno sportivo, un parroco, ma anche
medici, professionisti del territorio e della produzione. Rappresentano
il cuore di Roma. Da uno come Enrico Montesano, ad esempio, bisogna
andarci e dirgli di scendere da casa a dare una mano.
9. Non si impicci dei candidati alle presidenze dei
Municipi. A Roma sono 15, grandi come importanti capoluoghi, con loro
dovrà governarci se vincerà. Ma lasci sfogare i partiti che dovranno
portargli i voti: la formula civico più civico ha bisogno di robusto
impegno degli amministratori, politici, di centrodestra. Faccio un
esempio: nel Municipio dove risiedo c’è un consigliere come Massimiliano
Pirandola che conosce tutti, pietre e mercati. Ce ne sono assai così in
tutta Roma. Per tanti di noi rappresentano il primo motivo per tornare
alle urne. Se stanno col candidato sindaco in prima fila è un buon
viatico.
10. Infine, non dia retta a quelli che dicono andiamoci piano con i manifesti. Ne vanno stampati e affissi in quantità industriale ad una sola condizione: evitare quelli abusivi. Sia una campagna di manifesti caratterizzata da una voglia di legalità, pagando gli spazi comunali e quelli autorizzati. E tanto social. Lì lo staff dovrà essere di primordine. Guai a non rispondere a chi scrive e fa domande, certo non a chi si diverte ad insultare. E se ogni sera, una o due ore prima di andare a dormire, ci penserà anche il candidato, sarà una propaganda enorme. Facebook, twitter, instagram, usati con accortezza, sono muri da cui nessuno può staccare manifesti.
IL TEMPO
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