Italia interlocutore privilegiato

Alberto Quadrio Curzio Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei

Il mese di giugno è contrassegnato da vari summit di capi di Stato e/o di Governo che stanno tracciando un programma poliennale sia per l’uscita dalla pandemia sia per la ripresa dello sviluppo. Tra l’11 e il 13 giugno c’è stato il G7 a presidenza inglese in Cornovaglia, il 15 giugno c’è stato il Summit Ue-Usa, il 24 e 25 prossimi ci sarà il consiglio europeo a 27 Paesi e l’Eurosummit dei 19 dell’Eurozona. Altri settoriali seguiranno nel 2021 che avrà il Summit conclusivo nel G20 di ottobre a Roma sotto la Presidenza Italiana. A mio avviso si sta delineando una convergenza di valutazioni e programmi che potrebbe cambiare l’assetto delle politiche economiche (dei maggiori Paesi sviluppati, ma non solo) per un lungo periodo.

Perché Draghi può avere un ruolo euro-internazionale?

In questi passaggi del 2021 il presidente Draghi dovrebbe avere un ruolo di grande rilievo. Egli è infatti sia un “atlantista” di cui gli Usa si fidano sia un “europeista” che, come presidente della Bce, ha dimostrato di avere un obiettivo principale e cioè quello della stabilità dell’Eurozona e della Ue. Draghi è anche un “multilateralista” che nel suo ruolo di banchiere centrale (ma anche prima al Fmi e al Financial Stability Board) ha avuto modo di trattare con tanti leader dei Paesi del G20 ed altri ancora. Un segno evidente, ma non episodico, di questo status è anche recente perché al G7 in Cornovaglia è stato chiesto a Draghi di introdurre i lavori sul tema dell’economia (politica). Lo si è visto anche dalle dichiarazioni di ieri della cancelliera Merkel che dopo l’incontro con Draghi ha dato chiara evidenza che lui potrà avere un ruolo importante per la Ue e l’area euro, anche nelle nuove relazioni internazionali.

Il G7 e la Ue, l’economia e la politica

Ritornando al G7, una dichiarazione finale sull’economia è stata molto forte anche politicamente. Anzitutto perché, dopo avere sottolineato che i piani di ripresa a livello mondiale hanno mobilitato interventi per 12 mila miliardi di dollari, si è affermato che in passate alle crisi globali non c’era stata una risposta adeguata. Si dichiara inoltre che la spinta alla ripresa continuerà finché sarà necessario per creare posti di lavoro, per investire in infrastrutture e innovazione, per migliorare l’inclusione sociale. Ma anche per la transizione climatica e ambientale, con la rivoluzione verde e con la riduzione delle emissioni. In uno dei corposi documenti allegati si tratta anche della centralità della ricerca e delle collaborazioni scientifiche internazionali come forse mai era accaduto in un Summit G7. Infine, ma non da ultimo, si tratta dei temi della riforma della tassazione globale (delle multinazionali) e della necessità di un commercio internazionale libero ma leale. Quindi no ai protezionismi, no ai paradisi fiscali, no alle piraterie e alle falsificazioni. L’Europa ha tutto da guadagnare da questi programmi.

I Consigli europei e le verifiche dei Pnrr

È inoltre interessante notare che vari dei temi trattati nel G7 sono in linea con il Next Generation EU e con le sue missioni per la rivoluzione verde, per l’innovazione e per la sostenibilità. La presidente von der Leyen nella seconda parte del 2019 aveva dunque tracciato quella che adesso appare come una strategia internazionale di lungo periodo. Ai tempi del presidente Trump tutto ciò appariva impossibile fuori dalla Ue, mentre con il presidente Biden non è più così. In questo modo l’Ue esprime nel concreto anche un paradigma da G7 e da G20 perché il suo programma è ben avviato, anche se dovrà trovare molte conferme e verifiche per andare avanti.

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