Vaticano contro il ddl Zan, cosa c’è dietro lo strappo e cosa c’entra il cardinale Bassetti

di Massimo Franco

Vaticano contro il ddl Zan, cosa c'è dietro lo strappo e cosa c'entra il cardinale Bassetti

La lettura che nel cuore del potere vaticano si dà dello strappo della Santa Sede sulla legge Zan in materia di omofobia rimanda agli equilibri precari nel mondo cattolico; al rapporto complicato tra il papato di Francesco e l’episcopato italiano; e all’insoddisfazione nei confronti del presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, e della stampa di area cattolica, accusati sottovoce di eccessiva timidezza.

Le rimostranze contro governo e Parlamento dove è in discussione una legge contestata e divisiva vanno filtrate con lenti che non riguardano soltanto le relazioni con Palazzo Chigi, il M5S e una parte consistente della sinistra. La nota di protesta della quale ha dato notizia il Corriere, con l’accusa di violare alcune norme del Concordato, è in primo luogo un modo per ricompattare un’unità in bilico. E riflette la preoccupazione della Chiesa italiana di ritrovarsi con una legislazione che farebbe finire «nel tritacarne delle accuse di discriminazione e omofobia» qualunque sacerdote.

D’altronde, erano mesi che cresceva la pressione di alcuni settori dell’episcopato su Bassetti. Si voleva una presa di posizione netta, dura: anche a costo di essere accusati di un’ingerenza di altri tempi. Ma si è aspettato a causa dell’epidemia del coronavirus, e dell’esigenza di non esasperare una contrapposizione sgradita al Papa e scivolosa per le implicazioni politiche. «La Cei aveva parlato due volte, ma con toni troppo accomodanti», si spiega. «Un segnale di debolezza». Esponenti come l’ex presidente della Cei, Camillo Ruini, hanno dato voce a chi voleva un atteggiamento di netta contrarietà.

Ai vescovi che lo hanno interpellato, Ruini ha detto che occorreva «battersi nella certezza di avere ragione». Secondo il cardinale, «sarebbe una follia se con la legge Zan si pretendesse di chiuderci la bocca, di non farci insegnare il catechismo. È una legge che non può essere applicata così com’è».

La svolta vaticana si è avuta dopo che il 17 giugno scorso l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani, ha ricevuto la nota dalle mani del «ministro degli esteri», l’inglese monsignor Richard Gallagher.

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