Conte-Grillo, resta il gelo dell’avvocato: «Beppe, la verità? Hai distrutto il progetto del M5S»
«Allora, Giuseppe, possiamo fare così. I vicepresidenti del Movimento te li poi scegliere tu, va bene?». Nella robusta task-force di mediatori tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte raccontano che, durante la telefonata pomeridiana tra i due, a un certo punto è venuta fuori l’apertura del garante sulla scelta dei vice, a cui nello statuto è dedicato un paragrafo. E che quello è stato il momento in cui all’ex presidente del Consiglio è scappata una specie di risata liberatoria, l’unica all’interno di una telefonata che è cominciata bene ma finita male. «Scusa, Beppe, ma i vicepresidenti chi li dovrebbe scegliere, se non il presidente? Questa non mi sembra un’apertura. Nulla di personale con te, credimi. Ma la verità è che hai distrutto il progetto…».
All’ora di cena, quando sui terminali delle agenzie di stampa s’avanza la tesi del disgelo tra i due litiganti, nel bunker di Conte continua a tirare la stessa aria degli ultimi tre giorni. Che sia una tattica o una strategia, che sia un bluff o meno, l’atmosfera è quella della rottura. La cerchia ristretta dell’ex premier ha chiuso i contatti con il mondo fuori. E quello che filtra dai messaggini che partono dai fedelissimi di Grillo e raggiungono il gruppetto degli ambasciatori si può riassumere in tre parole: «Le distanze rimangono». Formalmente, anche se i colpi di scena sull’annullamento della conferenza di addio adesso sarebbero molto meno che clamorosi rispetto all’altroieri, il punto stampa dell’avvocato rimane virtualmente programmato per oggi pomeriggio. Anche se i dettagli logistici sono tutti da definire.
La domenica di Conte si apre come si aprono tutte le giornate che sembrano interlocutorie, quelle della quiete prima della tempesta. L’avvocato si muove come un ciclista su pista che sceglie la tecnica del surplace: rimane fermo, immobile, in attesa di sorprendere l’avversario, che magari su muove per primo.
E infatti la prima mossa la fa Grillo. All’ora di pranzo, lo smartphone dell’ex presidente del Consiglio si illumina. Mittente memorizzato in rubrica «B.G.», il messaggio recita: «Possiamo sentirci?». La telefonata, istruita dai tanti che lavorano all’armistizio, Di Maio in testa, parte bene ma finisce male. La partenza buona è quella in cui i due contendenti chiariscono che nella disputa non c’è nulla «di personale». Quella negativa, per il futuro prossimo dei Cinque Stelle, è nelle «aperture» del garante che per l’ex premier non lo sono affatto. E in quel messaggio finale espresso dalla viva voce di Conte, di cui anche il destinatario parlerà con i suoi: «Beppe, la verità è che hai distrutto il progetto…».
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