Inchinatevi, parla ancora Indro Montanelli
Montanelli – al tempo d’oggi – non brillerebbe forse per coerenza
politica. Ma come tanti, è stato fascista e antifascista, berlusconiano e
antiberlusconiano. Ma sicuramente e certamente anticomunista anche
quando riceveva applausi interessati da sinistra. Del resto, così
spiegava la sua «conversione»: «Io continuo a professarmi uomo di
destra: ma la mia destra non ha niente a che fare con quella “patacca”
di destra che ci governa». Certamente liberale. Nelle sue citazioni un
posto di rilievo lo conquista una frase precisa: «Lo Stato dà un posto.
L’impresa privata dà un lavoro».
La capacità di vedere lontano. Quella destra che amò e poi detestò, si è
cimentata tante volte nel tentativo di unificarsi. Ci riprova anche
oggi. E lui già allora vergò: «Quando anche imponessimo, con tanto di
carabinieri e di tribunali, che la lotta politica fosse circoscritta a
due soli partiti, o coalizioni di partiti, dentro ognuno di essi si
riformerebbero – sia pure col nome di “correnti”, o “cespugli” o di
questa o quella specie animale o vegetale – i quaranta o cinquanta
partiti di oggi». Un profeta o più semplicemente un raffinato
conoscitore della politica. E dell’Italia.
Forse, alla destra di oggi che ad esempio si precipita a voler rivoluzionare la giustizia, sarà utile anche un suo straordinario insegnamento legato alle peripezie di un grandissimo giurista come Corrado Carnevale, presidente emerito della Corte di Cassazione e fustigatore delle sentenze facili. L’ammazzasentenze lo battezzarono. Di lui ha scritto Indro Montanelli: «Carnevale ha dichiarato in un’intervista che la notte non ha bisogno di sonniferi per dormire perché, nei confronti della Legge, la sua coscienza è a posto. Ci crediamo senz’altro. Ma se si ponesse la stessa domanda nei confronti della Giustizia, mi domando se i suoi sogni sarebbero altrettanto tranquilli. E ci rendiamo tuttavia conto che questa domanda non se la porrà mai, e anzi gli sembrerà del tutto stravagante. Perché, per un magistrato italiano, la Legge con la Giustizia non ha nulla a che fare».
IL TEMPO
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