Mario Draghi, Pietro Senaldi: perché non terminerà la legislatura e quando lascerà Palazzo Chigi
Restare al volante più del minimo indispensabile, significherebbe ammettere di non essere riuscito a fare tutto. Draghi non è disposto a prestare il fianco a questo tipo di critiche e farà di tutto per non mettersi nelle condizioni di subirle. Il presidente sta procedendo con certosina sistematicità. A uno a uno, sta sostituendo gli uomini che gestiscono la macchina del potere in Italia secondo una logica scientifica, crea task force operative e apolitiche, mirate ciascuna esclusivamente sul proprio obiettivo, e in grado di sopravvivergli. Si sta insomma creando le condizioni per potersi sganciare al momento buono anche perché, scritto il piano di rilancio e immunizzato il Paese, il premier dovrebbe iniziare a fare politica, ovverosia ad avviare quelle riforme che l’Europa chiede all’Italia senza successo da vent’ anni. È un lavoro improbo e svilente, per il quale non serve un tecnico ma un governo politico in quanto qualsiasi tecnico vi si prestasse finirebbe per diventare un politico e questo per SuperMario vorrebbe di re tradire la regola di vita che si è dato.
IL RUOLO DI MATTARELLA
Grande alleato del banchiere è il presidente della Repubblica. Le malelingue che sostengono che Mattarella aspirerebbe a una riconferma al Quirinale, in realtà insultano il capo dello Stato. Differentemente dal suo predecessore, che ha sempre agito da politico, l’attuale inquilino del Colle si considera innanzi tutto un uomo delle istituzioni. Pertanto non è disposto a mettere il proprio nome su una ferita così profonda alla nostra democrazia quale sarebbe il prolungamento per due volte consecutive di un incarico presidenziale oltre il lungo temine stabilito dalla Costituzione. Sarebbe un segnale drammatico per il Paese ma anche per la comunità internazionale a cui i dem dicono di tenere tanto e che invece stravederebbe per Draghi al Quirinale. Certo, una soluzione di questo genere implicherebbe un naturale slittamento dell’Italia verso una Repubblica presidenziale di fatto. Ma l’attuale Repubblica parlamentare, con la sinistra in fase di continuo spezzettamento e il centrodestra che fatica a trovare una sintesi pacificata, non sembra in grado di decidere delle proprie sorti.
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