Faccia a faccia tra Conte e Di Maio: ci sono due giorni per convincere Grillo
FEDERICO CAPURSO. ILARIO LOMBARDO
È un’altra giornata sulle montagne russe per Giuseppe Conte, Beppe Grillo e il Movimento 5 stelle. Tutto dall’alba al tramonto. Il tempo di sconvolgere piani e prospettive politiche che fino a un attimo prima venivano considerati definitivi. Conte vuole partire, ma viene fermato. Anche Grillo sembra poter accelerare nella direzione opposta. E invece, quando ormai è sera, ogni cosa torna al suo posto, in quel limbo di provvisorietà che lascia aperte tutte le strade. Proprio come vogliono i pontieri rimasti sul campo, Luigi Di Maio e Roberto Fico, che alla fine della giornata riescono a strappare dalle parti in lotta quel che c’è di più prezioso e utile in questo momento: 48 ore di tempo.
Gli uomini che incarnano le due anime del Movimento, Fico e Di Maio, ottengono così qualcosa che sembrava impossibile già dal mattino, quando avvertono le prime fibrillazioni provenienti dalla casa romana di Conte. L’avvocato di Volturara Appula si è svegliato con la convinzione che è arrivato il momento di accelerare. Ha avvisato i suoi fedelissimi: «Tenetevi pronti, domani (oggi, ndr) lanciamo il partito». Ma poco dopo Di Maio è sotto casa sua. Vuole parlargli. «Molti di noi sarebbero in difficoltà a lasciare il Movimento. Dobbiamo provare in tutti i modi a farti restare dentro». Il messaggio è condiviso anche dal presidente della Camera e da Paola Taverna, che non hanno mai smesso di tenere aperto un filo di comunicazione con Grillo. Sono convinti che nel suo ultimo video il Garante voglia offrire lo spazio per un accordo. Quando spiega – sostengono – di voler solo fare «il garante dei valori e dei princìpi politici del M5S». M5s, Conte: “Se i parlamentari chiedono lo statuto glielo illustro”
Ma l’ex premier si è irrigidito. Non vuole concedere a Grillo l’aggettivo «politici». È convinto che in questo dettaglio si annidino i pericoli di una diarchia. La sua ostentata fermezza, però, adesso inizia a far preoccupare i gruppi parlamentari e chi gli è più vicino. Perché se si uscisse da quell’impasse, si potrebbe convincere Grillo a mettere in votazione lo Statuto. Sarebbe un referendum «con percentuali bulgare in tuo favore», cercano di convincerlo i mediatori, ma Conte appare sfiduciato. Il suo fedelissimo, Alfonso Bonafede, ne interpreta il pensiero insieme a dei colleghi alla Camera: «Non c’è nulla da fare, Beppe ha ucciso il Movimento», gli dice. E infatti, dopo un’ora di confronto con il ministro degli Esteri, l’unica cosa che Conte può concedere sono 48 ore di tempo. M5s, Conte: “Grillo non dica falsità sul mio conto, agito sempre in trasparenza”
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