Tari a Roma, stop al pagamento: scoppia la rivolta fiscale dei ristoratori sulla bolletta rifiuti

Damiana Verucci

Di fronte a cassonetti straripanti di rifiuti che insistono spesso di fronte ai locali, strade sporche, porta a porta che non decolla, i titolari degli esercizi di somministrazione dicono no al pagamento dell’ultima bolletta dell’Ama. E, forse, c’è da capirli. Non solo il periodo è difficile per tutti e la ripresa, sebbene ci sia, è lenta, vedersi recapitare la bolletta per il pagamento della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti relative al primo semestre 2021 suona, e non poco, quasi come una beffa.

Da qui la protesta raccolta da Fipe Confcommercio Roma, che ha invitato i titolari degli esercizi a fornire tanto di documentazione dello stato in cui si trovano le strade dove insistono i loro locali, per poter dare il supporto legale e avanzare un’azione di danni e di richiesta risarcitoria nei confronti dell’azienda municipalizzata. Intanto, di pagare la bolletta, non ci pensano proprio. Anche perché, fanno notare dalla Fipe, bisogna considerare il lungo periodo in cui le attività sono state sottoposte a misure restrittive che ne hanno ridotto in modo significativo l’operatività fino quasi ad azzerarla ed era forte l’attesa che l’amministrazione tenesse conto di ciò nel calcolo delle tariffe così come era stato fatto per i 78 giorni di chiusura del primo lockdown quando il Comune aveva riconosciuto una riduzione, peraltro insufficiente, de125% della quota variabile della tariffa 2020. E invece nulla.

Nel frattempo la Regione Lazio ha avuto 16 cambi di colore con 80 giorni in fascia rossa e arancione ovvero con la chiusura totale di bar e ristoranti e 115 giorni in gialla con la possibilità di stare aperti fino alle 18.00. Solo a partire dal 26 aprile è stato possibile lavorare negli spazi all’aperto e solo dal primo giugno si è tornati a lavorare anche al chiuso. A tutto ciò occorre aggiungere che la capienza dei locali continua ad essere ridotta di almeno il 30% per via dei protocolli di sicurezza sanitaria. «La pretesa di far pagare per intero un servizio che non c’è stato o è stato parziale – spiega Sergio Paolantoni, Presidente di Fipe Confcommercio Roma inaccettabile sia sul piano economico che di principio. Su questo siamo pronti ad avviare tutte le iniziative necessarie, anche legali, a tutela dei pubblici esercizi della città perché non siamo disposti a subire oltre al danno anche la beffa».

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