E’ morta Raffaella Carrà, simbolo dell’Italia e del Tuca Tuca

Non frequentava salotti, era ancora riuscita a credere nella musica con il programma del mattino di Raitre «Granconcerto»: tratto da un format spagnolo, condotto da Alessandro Greco («bravissimo con i ragazzi, li fa giocare ma non è lezioso», diceva) realizzato a Torino con l’Orchestra sinfonica Rai al gran completo. Essendo la «mission» far capire ai ragazzi quanto la musica classica possa divertire, raccontare storie, liberare la fantasia, mettere allegria, lenire la malinconia. In quell’occasione l’avevo incontrata. Le avevo chiesto se non le sembrava un po’ riduttivo, questo spazio, per un’artista con la sua storia. «Sarà anche piccolo – rispose – ma a me piace, ci credo, lo ritengo importante e lo occupo con passione. Mi sembra di fare la tv di un tempo: quella capace di parlare con i telespettatori. Quando per la prima volta vidi la trasmissione in Spagna, mi pareva di vedere me stessa da piccola, a Bologna, quando studiavo danza. Ho cominciato a tre anni e mezzo, non volevo proprio ballare, volevo fare la coreografa». Vedi a volte, i casi della vita. E poi disse una cosa molto importante: «Io credo che la tv non debba educare, ma offrire modelli positivi che facciano venire voglia di essere copiati». 

LA STAMPA

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