Scuola, corsa ai vaccini. Il piano per immunizzare i prof: corsie preferenziali negli hub

di Fabio Savelli

Corsie preferenziali per il personale scolastico negli hub vaccinali. Per cercare chi ancora non è stato immunizzato, per diffidenza o paura, e consentire di riprendere in sicurezza la didattica in presenza a settembre. In una lettera indirizzata ai governatori il commissario Francesco Figliuolo chiede di spingere la campagna delle somministrazioni, anche in «maniera proattiva» con il coinvolgimento dei medici di base. Obiettivo: intercettare 200mila addetti del comparto scuola, tra loro anche gli amministrativi, che risultano non coperti secondo i dati in possesso della struttura commissariale. Numeri alimentati dalle regioni che confluiscono nell’anagrafe vaccinale nazionale gestita dal ministero della Salute. Un’indicazione condivisa da Luca Zaia, governatore del Veneto, che parla della «necessità di estenderla a tutti». Ci sono però regioni in ritardo, con percentuali inferiori all’80% di copertura, soglia minima ritenuta accettabile in questo momento. Tra loro Sicilia, Sardegna, Calabria, Liguria, Umbria e le province di Bolzano e Trento.

Sull’attendibilità di questi dati però non tutti sono pronti a giurarci. Tra gli assessorati regionali è il balletto delle cifre. Interrogate, segnalano numeri discordanti rispetto a quelli contenuti nel report del commissario. Con diversi punti percentuali di differenza, soprattutto in Liguria a Sardegna. Quasi tutte denunciano la mancata uniformità dei database vagliati. Peccato che quei dati arrivano dalle regioni che però ipotizzano un’importante sovra-stima dei non vaccinati tra il personale scolastico perché non tutti, nel momento della prenotazione, hanno spuntato la categoria prestabilita, finendo per confluire in un indistinto calderone diviso per fasce d’età. I numeri della platea ballano se si prendono in considerazione anche quelli che lavorano nei servizi esternalizzati dagli istituti, come la pulizia dei locali. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha chiesto al Cts di elaborare un parere più attendibile sul rischio epidemiologico considerando i progressi della campagna. Un’indicazione che però tarda ad arrivare se non si comprende la soglia di immunità nelle scuole. Siamo all’85% su base nazionale, una percentuale che collettivamente garantirebbe una copertura adeguata.

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