Giovannini: “Il Pil corre, ma attenti alle materie prime pedaggi tagliati per i disagi in autostrada”

MARCO ZATTERIN

Nelle previsioni con cui Bruxelles certifica il rimbalzo dell’economia nazionale Enrico Giovannini trova parecchi spunti di riflessione sul cantiere Italia. «L’orientamento è favorevole», riassume, soddisfatto eppure preoccupato per rischi che non mancano, come il ritorno della pandemia che non vorremmo mai, i prezzi delle materie prime alle stelle e le troppe incognite sull’export. Parla di Tav e di investimenti, è il suo portafoglio e la sua esigenza. «I soldi sono già qui», assicura, e gli interventi verranno subito, su bus, trasporti e strade. A proposito. E’ una estate micidiale per chi corre sulle varie «A» nazionali. «Non è una tempesta estiva, ci saranno dieci anni di lavori dobbiamo esserne coscienti», ammette il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Servono correttivi. Così, ricorda, da lunedì Aspi ha ridotto o azzerato alcuni pedaggi in Liguria per compensare i disagi. «Abbiamo 15 concessioni da rinegoziare – spiega il professore -. Proporremo ai gestori di adottare questa pratica, ovunque si renda necessario».

Partiamo dalla crescita. Impennarsi dopo aver perso il 10 è il minimo o quasi, no?

«Era una possibilità concreta. Ed è un bene che la Commissione Ue abbia rivisto le previsioni, come anticipato ieri anche dal Governatore Visco e dal Ministro Franci. I dati sul clima di fiducia mostrano una risalita molto forte in seguito alla riapertura, non solo nei settori come le costruzioni che hanno beneficiato di azioni del governo, ma anche nella manifattura e i trasporti. La buona notizia è che la fiducia si sta trasformando in investimenti e occupazione, sebbene la perdita di lavoro rispetto al 2020 sia ancora fortissima». E’ sorpreso?

«Il dato aggregato che sintetizza le tendenze microeconomiche non era inatteso. Già nel maggio 2020 un’indagine Istat sulla capacità di reazione del sistema produttivo rivelava che un 30% di imprese non si era mai fermato, che un altro 30% era in condizioni gravissime, e che il resto era in difficoltà ma non drammatiche. E si vedeva che le imprese più innovative, che investivano e formavano, erano maggiormente resilienti».

Eccola, la “resilienza”.

«Capisco che, come parola, possa aver stufato, ma è un concetto importante. Finite le restrizioni della pandemia, il rimbalzo ora si allarga a tutti i settori. Ci sono ancora comparti in mezzo al guado, perché la crisi ha colpito duramente. Ma il sistema delle imprese è ripartito, si è dimostrato più resiliente di quanto molti pensavano».

Speriamo bene. Quali sono i rischi?

«Sono diversi a seconda dei settori. Costruzioni e manifatturiero, per cominciare, se la devono vedere con aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’indisponibilità dei materiali. Ci sono poi le incognite della domanda internazionale legate alla minaccia di nuove serrate, come in Australia, per l’andamento della pandemia. Il terzo rischio è che l’eccesso di liquidità ferma sui conti correnti si trasformi troppo lentamente in investimenti e consumi perché le persone restano guardinghe. Per questo bisogna creare le condizioni per sbloccarlo».

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