Certificato vaccinale o tampone? L’ultima beffa per le famiglie. Con il Covid siamo allo stato di Orwell

Alberto Di Majo

«Troveremo una via italiana». La frase sibillina di alcuni ministri non è rassicurante per le famiglie italiane in vacanza o in partenza. Il contesto è complicato: i contagi aumentano, a causa della variante delta del Covid, e mezza Europa corre ai ripari. Francia, Grecia e Austria hanno varato un pacchetto di regole che permettono soltanto a chi ha fatto il vaccino (e dunque ha il green pass) o a chi è negativo al tampone di frequentare ristoranti e discoteche, di andare a sentire un concerto o di usare i trasporti pubblici per lunghe percorrenze. Il governo italiano ci sta pensando.

Nel frattempo, com’era prevedibile, tanti virologi chiedono a gran voce di seguire l’esempio di Macron. Prevedono un’impennata di contagi e il rischio di riempire di nuovo gli ospedali. Ci sono anche quelli che, travolti dal terrorismo sul contagio, vorrebbero rinforzare i controlli perché, difficilmente, sostengono, un barista impedirebbe l’ingresso nel suo locale a un cliente sprovvisto di certificato vaccinale. Manca soltanto la «psicopolizia» di Orwell per punire chi s’illudesse ancora di essere libero. Eppure, ancorandosi ai dati degli ultimi giorni, si nota che l’aumento esponenziale di contagi non è proporzionale agli ingressi in ospedale. Tutt’altro. A cominciare dalla Gran Bretagna e dal Portogallo che hanno avuto un’impennata di casi ma non di ricoveri

Il premier Draghi non ha ancora deciso cosa fare anche se i partiti sono divisi, come gli stessi presidenti delle Regioni. L’obiettivo di Palazzo Chigi è evitare di far scoppiare il panico, insieme a un domino che colpirebbe inesorabilmente le attività economiche che si stanno faticosamente risollevando dopo un anno e mezzo di sacrifici e piccoli risarcimenti.

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