Libero De Rienzo, il ricordo di Emanuele Trevi: «Picchio, contenevi oceani di dolcezza e disperazione»

di Emanuele Trevi

Le parole dello scrittore in memoria dell’attore, scomparso a 44 anni: «Un anno della sua vita equivaleva a dieci dei nostri»

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La morte di Libero De Rienzo, il nostro amatissimo Picchio, non lascia solo un enorme e irrimediabile vuoto nel cinema italiano. Certamente, sarà ricordato come un talento di prim’ordine, protagonista di molti tra i film più memorabili degli ultimi vent’anni, ma la pratica di qualsiasi arte ci insegna che la macchina delle illusioni va sempre avanti, e che per lei siamo tutti sostituibili. Il fatto è che Picchio era davvero una persona speciale, capace di contenere in sé oceani di dolcezza e disperazione talmente vasti che tutti noi che lo conoscevamo bene prima o poi ci rendevamo conto che un anno della sua vita equivaleva a dieci dei nostri. Questo aspetto decisamente romantico del suo carattere dapprima affascinava, poi finiva anche per preoccupare, e a volte suscitare addirittura rabbia, perché sempre pretendiamo dalle persone importanti per noi dosi di autoconservazione capaci di rassicurarci.

Fatto sta che non conosco una persona capace più di lui di trasformare i rapporti professionali in legami umani profondissimi, e duraturi nel tempo. Il suo primo successo arrivò nel 2001 con Santa Maradona di Marco Ponti, ma io lo ricordo da prima, addirittura da quando era ancora uno studente di liceo, bellissimo e sfrontato, dotato di un senso dell’umorismo capace di rovesciare a terra ogni forma di inautenticità e luogo comune, fosse pure virtuoso. Non nutriva nessun bisogno o desiderio di studiare, ma adorava leggere, e la scoperta dei romanzi di Thomas Bernhard lo aveva letteralmente fulminato come una rivelazione e una bussola fondamentale nella sua ricerca di verità.

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