Perché la Delta è così contagiosa: carica virale 1.000 volte superiore e tempo di incubazione ridotto

di Silvia Turin

Uno studio cinese spiega i meccanismi alla base del vantaggio «competitivo» della variante rispetto agli altri ceppi. La Delta è più contagiosa durante la fase iniziale dell’infezione: si replica molto di più e prima

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Perché la variante Delta sta così rapidamente «conquistando» tutto il mondo? È più trasmissibile, nell’ordine del 40-60% rispetto alla Alfa, ma — per la prima volta — uno studio fa luce anche su quale meccanismo possa essere alla base di questa contagiosità formidabile e che cosa significhi rispetto al rischio che corriamo di prenderci il virus.

Analisi del primo focolaio Delta in Cina

I ricercatori cinesi del Centro provinciale di Guangdong per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno esaminato in modo rigoroso tutti i dati relativi al primo focolaio di Delta in Cina e hanno scoperto che la Delta può riprodursi più rapidamente (le persone si infettano prima) e le cariche virali rilevate sono almeno 1.000 volte superiori a quelle delle altre varianti. Che cosa significa in concreto? Angela Rasmussen, ricercatrice presso l’Organizzazione per i vaccini e le malattie infettive dell’Università del Saskatchewan, spiega su Twitter: «Il periodo di incubazione della Delta è ridotto rispetto ai virus precedenti. Inoltre, le persone infette stanno diffondendo “una tonnellata di virus in più” rispetto alle varianti precedenti. Questo spiega certamente la maggiore trasmissibilità. Se le persone emettono 1.000 volte più virus, la probabilità che un contatto stretto sia esposto a una dose infettiva è molto più alta. Se le persone diventano contagiose più rapidamente dopo l’esposizione possono avere maggiori opportunità di infettare gli altri».

Giorni di incubazione ridotti

Lo studio, pubblicato su Virological, è partito dalla prima infezione locale della variante Delta nella Cina continentale riconosciuta il 21 maggio 2021. Dal primo caso indice all’ultimo segnalato il 18 giugno 2021, sono state identificate un totale di 167 infezioni locali. Il set di dati dei soggetti in quarantena ha permesso agli scienziati di determinare l’intervallo di tempo tra l’esposizione e il raggiungimento della carica virale rilevabile mediante PCR (tampone molecolare, ndr) nei soggetti infetti; il test veniva eseguito ogni giorno. I ricercatori hanno osservato che la positività era rilevabile in media dopo 4 giorni (IQR 3-5) dall’esposizione nell’epidemia del 2021 rispetto ai 6 di media (IQR 5-8) del ceppo del 2020. In pratica il periodo di «incubazione» dura meno.

Carica virale almeno 1.000 volte più alta da subito

Rispetto ai ceppi del 2020, le cariche virali relative nelle infezioni della variante Delta erano 1.260 volte superiori il giorno in cui i virus sono stati rilevati per la prima volta. Al primo rilevamento, l’80% dei campioni Delta presentava questo valore elevato, mentre all’inizio della pandemia era del 19%. «Questi dati evidenziano che la variante Delta potrebbe essere più contagiosa durante la fase iniziale dell’infezione», scrivono i ricercatori cinesi.

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