G20 al via con il braccio di ferro sul clima. Kerry: senza la Cina, missione impossibile

di Alberto Magnani

G20 Napoli, Palazzo Reale blindato: schierati 2000 agenti delle forze dell’ordine

Gli obiettivi sono condivisi da tutti, sulla carta: ridurre le emissioni, contrastare il cambiamento climatico e traghettare le economie nella transizione ecologica. Il problema è accordarsi sul come e, soprattutto, con quali scadenze. Il G20 Ambiente, Clima ed Energia, in cantiere a Napoli il 22 e il 23 luglio, parte col presupposto di spingere la comunità internazionale verso «obiettivi più ambiziosi» di politica climatica e preparare il terreno a vertici come la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, in programma a Glasgow in autunno e co-organizzata da Regno Unito e Italia.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha dichiarato in una nota che si sta lavorando a un «documento in comune» per entrambe le giornate e che «non ci sono alternative a lavorare in un’unica direzione». La transizione ecologica «non è un pranzo di gala», ha aggiunto Cingolani, riferendosi ai costi economici e sociali attesi dal cambio di paradigma industriale. Non sembrano esserlo neppure i negoziati che si stanno svolgendo fra i delegati dei 20 paesi, alla ricerca di sintesi su un’agenda che tocca almeno 15 «temi principali» diversi, dalla gestione sostenibile dell’acqua a una ripresa «sostenibile» dalla crisi del Covid.

Il braccio di ferro su accordi di Parigi e neutralità climatica

Sulla carta,la discussione del G20 dovrebbe ruotare intorno ai tre macro-temi di biodiversità, protezione del capitale naturale e ripristino degli ecosistemi, uso efficiente delle risorse ed economia circolare e «finanza verde», un concetto che la presidenza italiana riassume nell’obiettivo di riallineare flussi finanziari e sviluppo sostenibile.
La giornata del 22 sarà dedicata all’Ambiente, quella del 23 ad Energia e Clima, per la prima volta in coppia al G20. È soprattutto il secondo fronte a scatenare tensioni nel club delle economie più ricche del pianeta, spaccato a metà fra paesi più o meno «ambiziosi». A quanto si apprende alla vigilia della riunione fra i ministri dei vari paesi, i terreni di scontro sono soprattutto due.

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