G20 al via con il braccio di ferro sul clima. Kerry: senza la Cina, missione impossibile

Il primo dissidio è sugli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi del 2015 e le conclusioni fissate dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico. Da un lato i paesi membri del G7 spingono per il rispetto dei target parigini, in particolare il contenimento degli aumenti di temperatura entro gli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Dall’altro un blocco di economie meno «ambiziose», che include anche Arabia Saudita, Russia, India e Cina, contesta le evidenze scientifiche avanzate dall’IPCC e non ha intenzione di adeguarsi al tetto massimo.

Il secondo braccio si ferro si sta consumando sull’obiettivo comune della neutralità carbonica entro il 2050. In questo caso il blocco dei «meno ambiziosi» spinge per obiettivi più generici, come il raggiungimento di emissioni «bilanciate» entro la seconda metà del secolo in corso. Ma c’è chi si oppone anche all’ipotesi di menzionare nel documento l’eliminazione graduale della generazione elettrica da carbone e l’uscita progressiva dai sussidi ai combustibili fossili ritenuti inefficienti.

L’appello di Kerry alla Cina

È improbabile che le divergenze si appianino in 48 ore, ma intanto cresce il pressing soprattutto su uno degli interlocutori seduti al tavolo di Napoli: la Cina. John Kerry, l’inviato speciale su clima del presidente Usa Joe Biden, ha lanciato un appello esplicito proprio a Pechino perché acceleri i suoi sforzi sul «più grande test del nostro tempo». Il presidente Xi Jinping ha dichiarato che la Cina raggiungerà il picco di emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e la neutralità climatica nel 2060. Troppo poco e troppo tardi, secondo Kerry. «Come grande paese, leader economico e ora più grande driver del climate change – ha detto Kerry – La Cina deve assolutamente aiutare a condurre il mondo al successo» e iniziare a ridurre le emissioni già durante il decennio critico fra 2020 e 2030». La verità, ha aggiunto, «è che non ci sono alternative. Senza riduzione efficiente della Cina, insieme a noi, l’obiettivo degli 1,5 gradi centigradi è essenzialmente impossibile».

ILSOLE24ORE

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