Olimpiadi, Paltrinieri più forte anche della malattia. «L’argento? Un miracolo»

E invece ai 600 metri c’è sì il contrattacco, ma Greg resiste in seconda posizione: sono tutti vicini e alla fine a spuntarla è l’americano Finke in 7’41’’87, davanti al Supereroe azzurro che chiude in 7’42’’11 e a Romanchuk in 7’42’’33, con Wellbrock beffato. Un miracolo? «Parlare di miracolo è poco, neanche io avrei scommesso su me stesso – le prime parole del Superman azzurro -. Ero un’altra persona rispetto alla batteria, avevo un’altra voglia di gareggiare. Un mio grande amico mi ha scritto alla vigilia che queste finali si vincono con il cuore. C’ho pensato e aveva ragione. Io ho sempre programmato tutto nella vita e ci avevo messo troppa testa, troppe idee confuse. Oggi ce l’ho messa tutta, e gli altri potevano fare qualsiasi strategia ma il cuore è quello che conta».

La mononucleosi

Greg ha nuotato davvero in un territorio inesplorato: nessuno poteva conoscere esattamente i suoi tempi di recupero. Il suo allenatore Fabrizio Antonelli aveva detto che sperava di portarlo all’85% della sua condizione. È bastato. «Agli Europei ho vinto cinque ori, stavo benissimo, poi la botta della mononucleosi e i tuoi sogni si sgretolano – ricostruisce Greg -. Passare da sentirsi come un Dio alle retrovie è dura. Ma ho tenuto duro, sono ripartito dal basso, ho ricominciato piano piano ad allenarmi con le ragazze. Poi faccio la mattina 7’42 qui, è veramente una cosa incredibile, da supereroi». Da SuperGreg.

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