Draghi telefona a tutti i leader: “Ora basta giochi al rialzo”
Al ministero della Giustizia sono furibondi con il Movimento e con il Pd, accusati di aver riaperto il dossier dopo averlo votato all’unanimità in Consiglio dei ministri. Il segretario dem Letta assicura a Draghi di voler favorire in tutti i modi una mediazione «per una riforma attesa da anni». Conte invece appare più perplesso quando fa filtrare che accetterà che i reati di mafia non vengano considerati fuori dal perimetro della prescrizione: «Non è una nostra battaglia, ma dell’Italia per bene, che vuole contrastare efficacemente le mafie, il terrorismo, la corruzione, che vuole processi più veloci, ma che non accetta che i processi finiscano al macero lasciando mortificate le vittime del reato». Durante la riunione di Cartabia con i rappresentanti dei partiti di maggioranza i 5 Stelle avevano portato un elenco di sette punti. Sette richieste, non tutte irrinunciabili ovviamente. Il Movimento chiede, per esempio, di non vincolare alle decisioni del Parlamento le priorità dell’azione penale. Un tema sul quale è intervenuto pesantemente anche il Consiglio superiore della magistratura, evocando la possibile incostituzionalità del testo.
Al ministero di Via Arenula trattengono a stento l’irritazione. Parlano con Palazzo Chigi, sostengono che il Movimento voglia ampliare ancora le richieste e che lo stesso sono pronti a fare nella Lega. L’accordo che appare a portata sembra sfumare. Ma è evidente che, nel moltiplicarsi dei tavoli, il tatticismo si fa esasperato. Per Draghi basta poco, pochissimo, per migliorare la riforma, inserire quegli «aggiustamenti tecnici» che anche a suo avviso – non più così certo della bontà del testo già approvato in Cdm e affossato da gran parte della magistratura – sono necessari. Ma vuole che siano inseriti senza ulteriori tentennamenti. «Abbiamo preso un impegno preciso con l’Europa sulle scadenze – è la risposta che continua a offrire a tutti – Non accetterò rinvii».
LA STAMPA
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