La verità di Perlasca sullo scandalo del Vaticano: «Io come la vittima di un predatore»

Il concerto di beneficenza

«I soldi spariti del concerto di Baglioni (avevano incassato 4 milioni)». Inizia così invece uno dei passaggi inediti del racconto di Perlasca. Il riferimento è al concerto che Claudio Baglioni ha tenuto in Vaticano, nell’Aula Nervi, il 16 dicembre del 2016. Un evento di beneficenza, che doveva servire per raccogliere fondi per un ospedale a Bangui – capitale della Repubblica Centrafricana – e per il terremoto in Italia Centrale di quello stesso anno.

Nella ricostruzione che Perlasca effettua agli inquirenti vaticani – il promotore di giustizia Gian Piero Milano e l’aggiunto Alessandro Diddi –, il monsignore ricorda come l’ospedale di Bangui «tutti sanno avere un posto del tutto speciale nel cuore del Santo Padre». Per il concerto, ricorda Perlasca, «Aula Nervi strapiena, lo dico perché ero presente». Ebbene, prosegue, «alla Segreteria di Stato arrivarono 600 o 700 mila euro!!! Non mancai di rappresentare a monsignor Becciu tutta la mia delusione: tanto clangore, per soli 700 mila euro!!! Lui mi disse che era stato il dottor Domenico Giani, a quel tempo a capo Gendarmeria, a curare l’organizzazione del concerto e tutti i successivi pagamenti. Non osai fare cattivi pensieri, ma le cose mi rimanevano ugualmente non chiare». Il prelato ipotizza un incasso dai soli biglietti di circa 325 mila euro, sulla base di «6500 posti paganti a un minimo di 50 euro l’uno» e di ritenere che né Baglioni né il governatorato si siano fatti pagare, quest’ultimo per l’affitto dell’aula Nervi. Ma, si chiede il monsignore, «come fare a quel tempo a dimostrarlo e ad impuntarsi su di una cosa della quale tra l’altro non si era sicuri? C’era il rischio reale di fare un figuraccia. Sul fatto resta comunque una pesante ombra». Dalle verifiche effettuate, una parte dei fondi raccolti con il concerto – oltre ai biglietti e ai diritti per la trasmissione dell’evento era stata avviata una raccolta fondi – finì come previsto alle vittime del terremoto, senza transitare dalla Segreteria di Stato. Secondo quanto riferito dalla stampa, a Norcia dopo il concerto arrivarono 700 mila euro.

L’impegno per Bangui

A proposito dell’ospedale di Bagui, Perlasca ricorda anche un’altra circostanza, «mai completamente chiarita»: una donazione del Papa dalla quale sarebbero mancati due milioni di euro. Il progetto di Bangui era seguito da Mirella Enoc, presidente dell’Ospedale Bambin Gesù. «La signora Enoc – ricorda Perlasca – continuava a insistere di nel dire di darle i soldi, perché il Papa le aveva detto di aver dato alla Segreteria di Stato una certa cifra per l’ospedale. a noi in ufficio risultavano però due milioni in meno. Sono stati rifatti i conti più volte. I conti però non sono mai tornati. Alla fine, la cosa venne lasciata cadere». 

«Ho ricevuto il contributo che mi era stato preannunciato, e con questa somma non solo abbiamo realizzato l’ospedale di Bangui ma anche costruito una strada per raggiungere una località abitata dai Pigmei e per predisporre un centro salute per questa comunità», replica Mariella Enoc interpellata da La Stampa.

L’affare con il Qatar

Per l’affare dell’ospedale di Olbia – una struttura rimasta incompiuta dopo le traversìe del San Raffaele e salvata dalla Qatar Foundation e dal Policlinico Gemelli – Perlasca ricorda come «quando parlai a Monsignor Becciu, significandoli anche il mio parere favorevole, gli occhi si accesero e mi disse: te ne sarò grato per tutta la vita. Mi fece capire che sentiva molto il bisogno di affermare la sua importanza a livello regionale». Ma aggiunge anche altro, ben più grave. Per il progetto «ci volevano 40 milioni di euro per acquistare l’immobile e 40/45 milioni per renderlo funzionale allo scopo. Mi si assicura che i fratelli Becciu fecero il loro sporco guadagno su quest’ultima cifra, mediante appalti e subappalti a ditte ogni volta più scadenti e opache, con ricarichi del 10/15 per cento».

LA STAMPA

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