Unicredit rompe gli indugi: “Trattiamo con il Tesoro per comprare Montepaschi”
L’operazione, puntualizzano dalla banca, dovrà apportare poi «un accrescimento significativo dell’utile per azione» e questo dopo aver considerato le possibili sinergie nette dell’operazione. In ogni caso i livelli attuali di utile dovranno essere mantenuti «anche prima di tenere conto delle possibili sinergie al 2023». Il terzo punto riguarda la pulizia della banca dal fardello dei contenziosi legali straordinari e dei relativi rischi legali «attuali o potenziali»: in sostanza la banca si accollerà solo quelli relativi all’attività di «ordinaria gestione bancaria». Quella che Orcel tratta, dunque, è una Mps tirata a lucido. «Tutti gli npl della banca saranno lasciati indietro. La banca arriverà con zero crediti dubbi», avverte. Non solo, servirà una «adeguata copertura di eventuali ulteriori rischi di credito» che emergeranno nel corso della due diligence. Infine il personale: l’idea è quella di trovare un accordo sulla relativa gestione. Passerà in Unicredit solo quello legato alle attività acquisite. Insomma, per Orcel questa può essere un’opportunità, ma non è un obbligo. Il banchiere dice che «liberare l’enorme valore che Unicredit ha al suo interno continua ad essere la nostra priorità». Però «sono sempre stato chiaro sul ruolo che le fusioni e le acquisizioni potrebbero giocare come potenziale acceleratore in grado di migliorare i nostri risultati strategici», commenta. Il cda ha votato compatto la decisione di avviare il percorso verso Siena. Con la sola astensione del presidente Pier Carlo Padoan «in ragione – spiegano dalla banca – del suo precedente incarico di ministro dell’Economia». Meglio fugare ogni dubbio.
LA STAMPA
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