Migranti, Draghi vuole una cabina di regia e blinda Lamorgese
Ilario Lombardo
ROMA. Si sente sotto assedio, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, sottoposta quotidianamente al fuoco delle dichiarazioni di Matteo Salvini su migranti, sbarchi e sicurezza. Ne parla con i collaboratori e lo ha confessato anche a Mario Draghi, che ha raccolto il suo sfogo. Il presidente del Consiglio, da quanto è stato possibile ricostruire, le ha consigliato di lasciar fare, di non curarsene troppo. Per indole e metodo, Draghi concede ai suoi azionisti di governo ampi margini di polemica politica, tanto più quando c’è da difendere i fortini identitari. E per la Lega di Salvini l’immigrazione è il totem con cui ha conquistato il 33 per cento alle elezioni europee di appena due anni fa.
È anche vero però che gli attacchi dei leader della maggioranza raramente sfiorano il presidente del Consiglio. Nel caso di Lamorgese invece sono diventati martellanti e diretti esplicitamente verso di lei. Salvini ha reso la questione più personale: una sfida aperta alla ministra, suo successore al Viminale. Il leghista ha scatenato una guerra di numeri su quanti sbarchi, migranti e morti ci sono stati negli ultimi due anni nel Mediterraneo, confrontandoli a quando invece c’era lui a capo del ministero. Lei, per riserbo istituzionale, per la sua storia di prefetto, lontano dalle risse di partito, tace, non replica, se non un minimo, come ha fatto su La Stampa due giorni fa. Ma non riesce a nascondere quel senso di solitudine che ha provato a trasmettere al premier, di tecnico in balia delle mareggiate politiche, rimasta «l’unico bersaglio» della campagna di Salvini.
Per questo Draghi sta meditando su come intervenire per raffreddare lo scontro e mostrare il suo sostegno a Lamorgese. Da quanto trapela, non è escluso che possa farlo in occasione del Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica che presiederà a Ferragosto, a Palermo. Quest’anno la ministra ha voluto simbolicamente che si riunisse nel capoluogo della regione più esposta agli ingressi dei migranti. Draghi potrebbe esprimerle fiducia con un messaggio pubblico, per dimostrare che sulle politiche migratorie ogni scelta viene condivisa nel governo e con il premier. Anche perché nella lettera di ieri inviata a questo giornale, Salvini parla di «cronaca di un fallimento annunciato»: un j’accuse che punta a Lamorgese ma che, per toni e argomenti, ha toccato anche Draghi in qualità di responsabile dell’esecutivo.
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