Migranti, Draghi vuole una cabina di regia e blinda Lamorgese
Non è un caso che, nelle ultime ore, tra i partiti della maggioranza sia tornata a circolare con insistenza l’ipotesi di una cabina di regia sull’immigrazione a Palazzo Chigi. Se ne parlò a maggio, alla vigilia del Consiglio europeo, ma non partì. Parteciperebbero tutti i ministri coinvolti dal dossier, secondo un approccio per così dire «multidisciplinare» che affronti l’emergenza dei flussi nel Mediterraneo nella sua complessità facendo sedere allo stesso tavolo il ministero degli Esteri, il sottosegretario agli Affari europei, i ministeri economici e il titolare della Salute. In gioco ci sono gli asset strategici per gli investimenti dell’Eni e la gestione della pandemia: la questione della stabilità del Nord Africa, con la Libia lacerata incapace di darsi democraticamente un governo e la Tunisia in una crisi istituzionale permanente, è troppo importante per lasciare che venga monopolizzata in un duello tra Salvini e la ministra dell’Interno.
La cabina di regia sarebbe un segnale di attenzione perché vorrebbe dire spostare su tutto il governo la responsabilità, come auspica Lamorgese. Che nel frattempo si è detta disponibile a incontrare i leader e a ricevere le loro proposte. Il confronto con Salvini, chiesto dal leghista a Draghi in forma allargata, alla presenza del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dovrebbe avvenire al rientro dalle ferie del premier. Se i tempi coincideranno, potrà essere alla vigilia di una riunione di livello europeo dedicata alla rotta del Mediterraneo che Lamorgese ha sollecitato entro fine agosto alla Slovenia in qualità di presidenza di turno dell’Ue. Sarà l’occasione per stigmatizzare ancora una volta l’assenza di una politica comunitaria sui migranti, come ha ribadito anche nei giorni scorsi Lamorgese alla commissaria Ue Ylva Johansson. Per Draghi, una partita difficile, forse la più difficile perché, visti i precedenti vertici europei, sa già di sconfitta.
LA STAMPA
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