La Germania dopo Merkel: il voto incerto a Berlino
Non è detto che la scommessa dell’ex borgomastro di Amburgo riesca. Troppo esiguo è il suo vantaggio nelle intenzioni di voto, 26% per la Sdp contro il 22% per la Cdu-Csu, per escludere un sorpasso dei cristiano-democratici sul filo di lana. Ciò che invece si può dire già da ora è che la nuova frammentazione politica sembra rendere inevitabile che siano tre e non più due i partiti necessari a formare una maggioranza di governo. Un assoluto novum per la Germania. Se questo è vero, le due coalizioni realisticamente praticabili sarebbero la cosiddetta Giamaica, guidata da Laschet, tra Cdu-Csu, Verdi e liberali della Fdp. Ovvero quella «semaforo», con Scholz come cancelliere, tra Spd, Verdi e Fdp.
Cosa significherebbero dal punto di vista dell’Europa non è semplice dire. E non solo perché la politica estera ed europea è stata la grande assente del dibattito elettorale, con l’eccezione di Baerbock e dei Verdi. Sia con Laschet che con Scholz in generale ci sarà continuità. Ma il prossimo cancelliere tedesco dovrà affrontare il test della riforma del Patto di Stabilità e Crescita, ora sospeso per la pandemia. Il fronte dell’austerità è già schierato per un ritorno allo status quo ante e con un governo a guida Cdu-Csu, magari con i liberali al ministero delle Finanze, avrebbe molte chance di riuscita. Anche Scholz in verità dice che dopo il 2022 bisognerà ristabilire la vecchia disciplina finanziaria. Ma il candidato socialdemocratico è lo stesso che ha definito «momento hamiltoniano» il Next Generation EU, prima volta della mutualizzazione del debito. La sua Europa è sicuramente più solidale.
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