M5S, Conte ai parlamentari: “Mai alleati di Calenda e Renzi”. Ecco i nuovi vice: Appendino e Azzolina rimangono fuori

di Annalisa Cuzzocrea

I sogni di un nuovo Ulivo del Pd di Enrico Letta si infrangono fragorosi sul ritorno in scena di Giuseppe Conte. L’ex presidente del Consiglio ha detto ieri, davanti all’assembea di deputati e senatori, subito prima di staccare lo streaming, che Carlo Calenda e Matteo Renzi non hanno bisogno di continuare a dire di non voler mai allearsi con il Movimento. Perché sono i 5 stelle, a non avere alcuna intenzione di dialogare con loro.
Usa toni duri, Conte. “Solleviamo il leader di Azione dai dilemmi e gli diciamo non ti sforzare: nessuno di noi ti vuole come alleato. Poi ci sono i casi limite, come quelli di chi saltando da un rinascimento arabo a una comparsata tv sragiona sui nostri risultati elettorali senza aver avuto il coraggio di presentare il suo simbolo”. Il riferimento è a Matteo Renzi, che – secondo Conte – “si accontenta della percentuale di consenso che i sondaggi gli accreditano: un punto sopra lo zero”.

Fa un ragionamento diverso sul Pd, il neopresidente M5S. Parla di un’intesa che può esserci, ma senza essere subalterni. Senza abbandonare le battaglie su reddito di cittadinanza, superbonus, giustizia, cashback che – avverte Conte – non avremmo potuto condurre se non fossimo stati al governo.
C’è, forse per la prima volta in casa 5 stelle, una reale analisi della sconfitta delle amministrative: “Non possiamo assolverci”, dice l’avvocato invitando tutti – cosa che già pià volte in passato aveva fatto Beppe Grillo – a tornare sui territori, a mettere l’orecchio a terra e ascoltare quello che si muove nel Paese. Sono le parti in cui le sue parole vengono accolte da applausi, soprattutto quelle in cui attacca gli altri partiti. Quelle mandate in diretta in streaming sulla sua pagina Facebook. Quando si tratta di cominciare a fare i nomi della nuova squadra, invece, il segnale si interrompe. La riunione entra in modalità privata. Svelata quindi solo dai messaggi di chi dall’interno tenta una radiocronaca fedele. E quindi, come già si mormorava da ore nel cortile di Montecitorio, Paola Taverna – grillina storica e vicepresidente del Senato – diventa vicepresidente vicaria del Movimento 5 stelle.
Insieme a lei sono nominati vice di Conte Michele Gubitosa, imprenditore ed ex patron dell’Avellino calcio; Mario Turco, senatore tarantino braccio destro dell’ex premier a Palazzo Chigi; Riccardo Ricciardi, vicecapogruppo alla Camera; Alessandra Todde, viceministra dello Sviluppo. Resta fuori la sindaca uscente di Torino Chiara Appendino: nei giorni scorsi era stato fatto circolare che Conte avesse problemi a inserirla in squadra per via della condanna ricevuta per i fatti di piazza San Carlo, oltre che per la sua lontananza da Roma. In realtà, sarebbe stata la stessa Appendino – qualche sera fa, al telefono con l’avvocato – a tirarsi fuori: ha un secondo figlio in arrivo e intende dedicarsi per un po’ alla sua famiglia.
Rimane fuori anche Lucia Azzolina, ex ministra della Scuola, molto apprezzata dai parlamentari che la vorrebbero capogruppo (ruolo che però Conte intende destinare all’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede).

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