Manovra: via il reddito al secondo rifiuto, l’assegno cala dopo 6 mesi

Paolo Baroni

La «cabina di regia» di ieri ha confermato l’impianto della manovra che sarà varata oggi dal Consiglio ministri per un importo complessivo pari a 23,4 miliardi di euro, ovvero l’1,245% del Pil. L’ultimo incontro di maggioranza è servito a sciogliere gli ultimi nodi e a trovare dei compromessi sui tempi più delicati rimasti in sospeso, dal superamento di Quota 100 nel campo della previdenza, al restyling del Reddito di cittadinanza alla proroga del Super bonus e del bonus facciate. Il gioco dei veti incrociati, delle richieste e delle proteste, ha prodotto qualche aggiustamento L’unico tema che resta in sospeso è quello del taglio delle tasse: gli 8 miliardi messi a bilancio finiranno in un fondo ad hoc, dovrà poi essere il Parlamento a decidere come usarli, se tagliere l’Irpef e a chi, se intervenire sul cuneo fiscale oppure cancellare l’Irap. 

Soluzione ponte limitata al 2022: 300 milioni ai lavoratori penalizzati

Sulle pensioni la «lotteria delle quote» si ferma sul 102. Per superare Quota 100, alla fine, è stata scartata sia l’ipotesi iniziale avanzata dal Mef – che prevedeva dal 2022 la possibilità di uscire in anticipo dal lavoro con una Quota 102, ovvero con 64 anni di età e 38 di contributi (anziché i 62/38 del provvedimento in scadenza) e nel 2023 con Quota 104 (66 anni e 38 di contributi)– sia la soluzione successiva proposta alla Lega che da subito ha contestato questa misura. Anche questa ipotesi di mediazione, che prevedeva di introdurre una Quota 102 nel 2022, Quota 103 nel 2023 e Quota 104 nel 2024, ha avuto vita breve. La scelta finale accontenta in qualche modo Salvini, che non voleva assolutamente che si tornasse ai 67 anni della legge Fornero, ed al tempo stesso lancia un segnale ai sindacati che chiedono una riforma strutturale delle pensioni e uscite flessibili con 62 anni di età e 20 di contributi o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Il governo ha infatti deciso di passare a Quota 102 ma solo per un anno e con la prospettiva di attivare nel frattempo un tavolo con le parti sociali in modo da poter discutere con la calma necessaria una eventuale riforma complessiva della previdenza. In aggiunta alla Quota 102 temporanea, la cabina di regia di ieri ha anche deciso di istituire un fondo per traghettare i lavoratori penalizzati dai nuovi requisiti che avrebbe una dotazione pari a circa 300 milioni di euro. 

Meno soldi a chi rifiuta un impiego, assegno ridotto a tutti dopo 6 mesi
Via libera anche al restyling del Reddito di cittadinanza, su cui da settimane si confrontano e si scontrano la Lega e tutto il centrodestra, che ne chiedono l’abolizione, ed i 5 Stelle che lo difendono col supporto di Pd e Leu. Assodato che la parte relativa alle politiche attive del lavoro non ha funzionato, la decisione che è stata presa è innanzitutto quella di aumentare i controlli per evitare i troppi «furbetti» che riescono ad ottenere l’Rdc senza averne i requisiti. Ma soprattutto viene introdotto il décalage degli assegni, questo sia per incentivare i percettori degli assegni ad accettare un nuovo lavoro -e per loro è stata prevista una progressiva riduzione dell’assegno a partire dal secondo rifiuto di una proposta di lavoro – sia per contenere la spesa. In questo caso il modello adottato sarebbe simile a quello della Naspi, l’indennità di disoccupazione. Per l’Rdc l’ipotesi prevede una riduzione progressiva degli importi, a partire dal sesto mese, sino ad un importo minimo di 300 euro/mese il tutto anche in assenza di rifiuto di un nuovo posto.

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