La Bce non toccherà i tassi a lungo
I prezzi scenderanno, ma ci vorrà più tempo di quanto inizialmente previsto a causa dell’impennata dell’energia e delle materie prime. Ad affermarlo è stata ieri Christine Lagarde, presidente della Bancacentrale europea, in audizione alla commissione per gli Affari economici del Parlamento Ue, per poi rinviare la discussione sull’aumento dei tassi di interesse a non prima del 2023. «Una stretta oggi causerebbe più danni che benefici», ha sostenuto la numero uno dell’Eurotower, secondo cui «la sfida non è ancora finita» ed è quindi meglio «continuare a fornire stimoli a sostegno della ripresa». Lo spread ieri si è attestato a 121,9 punti.
A ottobre il costo della vita è aumentato del 4,1% in Europa su base annua (+2,1% senza energia ed alimentari), doppiando il target fissato da Francoforte al 2%, pur rimanendo ancora lontano dal rally registrato negli Usa (+6,2%, ai massimi dal 1990, +4,6% senza alimentari ed energia). Ciononostante, per la numero uno della Bce non è ancora arrivato il momento di abbandonare la politica monetaria ultra-espansionistica e affrontare la spirale al rialzo dei prezzi. «In un momento in cui il potere di acquisto è già schiacciato dal caro bollette, un inasprimento delle condizioni di finanziamento è tutt’altro che desiderabile e rappresenterebbe un ingiustificato vento contrario alla ripresa», ha spiegato Lagarde.
«Mi aspetto che l’inflazione rallenti il prossimo anno, ma ci vorrà più tempo di quanto inizialmente previsto» ha proseguito per poi soffermarsi sulle strozzature nella catena di approvvigionamento. Ovvero, sulla «carenza di materie prime, attrezzature e manodopera che pesa sulla produzione manifatturiera e indebolisce la ripresa». La durata di tali vincoli all’offerta, ha detto Lagarde, «è incerta, ma è probabile che persistano ancora per diversi mesi e si attenuino gradualmente solo nel corso del 2022». Già nel primo semestre dell’anno prossimo, la presidente della Bce si attende «un notevole allentamento dei prezzi dell’energia», poi «man mano che le strozzature dell’offerta si allentano, possiamo aspettarci che la pressione sui prezzi di beni e servizi si normalizzi».
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