Allarme Pronto Soccorso, l’influenza si aggiunge alla quarta ondata: reparti già in crisi
Paolo Russo
Manca un medico su tre, difficile garantire il percorso Covid: «Come giocare due campionati con la stessa squadra»
Oggi i medici in prima linea nei servizi di emergenza e urgenza saranno meno di quelli che avrebbero voluto essere a protestare a Roma, perché molti di loro non hanno potuto lasciare la loro postazione nei pronto soccorso. Che stanno affogando per carenza di personale e che tra poco non riusciranno a fronteggiare la concomitante piena della quarta ondata e un’influenza che già si preannuncia più minacciosa rispetto allo scorso anno. E così rischia di saltare anche quel doppio percorso di ingresso tra sospetti Covid e altri pazienti che rappresenta il primo grande baluardo contro l’esplosione di focolai negli ospedali.
La fuga è tra gli effetti collaterali della pandemia che ha portato i camici bianchi sull’orlo di una crisi di nervi, favorendone l’uscita. Senza che a compensare gli addii si facciano avanti le forze fresche dei neo specializzati. «Per ogni due professionisti che abbandonano troviamo solo un sostituto», spiega Andrea Fabbri, responsabile del Centro studi Simeu. Il pronto soccorso, che una volta era visto come la porta principale d’ingresso per farsi le ossa nell’ospedale, oggi infatti non attrae più i giovani. Basti pensare che quest’anno 456 borse di studio per la specializzazione in medicina d’urgenza non sono state assegnate perché nessun candidato si è fatto avanti.
E così i pronto soccorso esplodono. Uno su tre era sovraffollato ancor prima della quarta ondata e qua e là lungo lo Stivale diversi vengono momentaneamente chiusi per carenza di personale. Ma ora la situazione rischia di precipitare, perché la gente fa finire lo stesso il virus in ospedale, anche se poi in molti casi non necessita di ricovero. E a questo si aggiunge l’influenza, che ha iniziato a mordere. Il bollettino influente dell’Iss dal 18 ottobre al 7 novembre ha già contato 573 mila casi, con un’incidenza di 3,5 influenzati ogni mille abitanti, mentre nello stesso periodo dello scorso anno, quando si portavano le mascherine anche all’aperto e c’erano molte più restrizioni, il rapporto era di 1,15 ogni mille.
Una tempesta perfetta che minaccia di far saltare in aria il doppio percorso Covid e non Covid dei pronto soccorso. «Che con la quarta ondata è un’assoluta necessità, ma così è come se dovessimo giocare contemporaneamente due campionati con la stessa squadra», denuncia il dottor Fabbri. Che poi spiega: «Dover gestire due percorsi significa suddividere lo scarso personale in due gruppi, due mezze squadre, tenere in sospeso i pazienti in attesa degli accertamenti diagnostici per comprendere se sono positivi oppure no e nel frattempo proteggerli in una sorta di terza area di controllo per non far correre rischi ad altri pazienti».
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