Carte in tavola per il Quirinale
La vera chiave sarebbe quindi nell’indurre i partiti a mettere le carte in tavola, subito, prima separatamente e poi tutti assieme, nell’assemblea elettiva. Legando i nomi al contenuto del mandato. Chi può tentare un’opera simile? Teoricamente, potrebbe essere l’ultimo atto di difesa pubblica delle Costituzione di un presidente uscente che ancora oggi, al suo conclamato ultimo miglio, nel suo parlare ed agire quotidiano si rivela sempre più il presidente perfetto per il tempo che corre. Un intervento nel solco ortodosso della persuasione, la più classica prerogativa presidenziale, in un ordinamento come il nostro. Un intervento squisitamente istituzionale: ma che serva almeno a chiarire , per fare un esempio, che non si tratta di un concorso per titoli, e che il presidente di una camera non è di per sé un garante costituzionale, e per di più terzo. Meno teoricamente, potrebbe essere venuto il momento, atteso, nel quale il capo del governo decide di far capire a quale condizione potrà continuare a proseguire la sua opera di altissimo servitore di questo Stato, passato direttamente da una condizione preagonica a quella di una promettente convalescenza. Grazie a lui e al suo rapporto, questo sì davvero patriottico, con il capo dello Stato. E in quale ruolo, per prima cosa. Nel nostro ordinamento la formazione del governo (quella che può seguire alla elezioni del capo dello Stato e alle dimissioni solo formalmente di cortesia del presidente del Consiglio) è procedimento che vede protagonista il capo dello Stato. L’intreccio è delicato, e intorno ad esso è bene vi sia chiarezza. Se il procedimento è davvero semplice, senza la assunzione di responsabilità di tutti la sostanza è molto complessa; e densa di insidie, di veri e propri rischi. Per una volta, i mille e più grandi elettori potranno essere liberi di comportarsi da veri rappresentanti del popolo sovrano, non solo sulla Carta. Senza scandalo se, contestualmente, si saranno preoccupati di avere la loro pensione , come farebbero tutti i normali cittadini.
LA STAMPA
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