Vaccini Covid, il dramma ignorato
Pfizer sta dando la priorità alla consegna del vaccino ai Paesi ricchi perché ci guadagna. Noi europei abbiamo dosi sufficienti per proteggere altre 400 milioni di persone, ma le teniamo in magazzino. E così lasciamo al virus lo spazio per generare varianti
In un’intervista al «Corriere della Sera» di aprile scorso, il presidente e amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla
ha fornito un dettaglio illuminante. Con il senno di poi, bastava
quello a capire cosa stavamo rischiando. Bastava quello a capire cosa
stavamo sbagliando nell’illusione di aver trovato finalmente per noi — e
solo per noi — il bandolo della matassa in questa pandemia.
Bourla spiegò che vende i vaccini anti-Covid a centinaia di governi con un sistema a tre prezzi. Per i Paesi avanzati le dosi costano «come un pasto» (circa venti euro), abbastanza per capire come mai fra luglio e settembre il fatturato di Pfizer è raddoppiato a 24 miliardi di dollari
sugli stessi mesi dell’anno scorso. Poi il leader della maggiore casa
farmaceutica al mondo aveva aggiunto: «Nei Paesi a reddito medio, diamo
il vaccino a quasi la metà del prezzo e nei Paesi a basso reddito lo
diamo a prezzo di costo». L’intenzione è ammirevole ma la conseguenza è che Pfizer sta dando la priorità ai Paesi ricchi, perché è lì che guadagna.
Ieri il «Financial Times» ha mostrato che nelle economie avanzate
della Terra sono già state somministrate quasi 120 milioni di terze
dosi: quasi il doppio del totale delle prime e seconde dosi nei Paesi a
basso reddito.
Siamo molto più avanti noi ma, anche se ci liberassimo degli scrupoli etici, non stiamo facendo i nostri interessi: abbiamo scelto di lasciare spazio al virus in Africa perché circoli e generi varianti che minano le nostre certezze.
Il quotidiano di Londra riporta le proteste di Strive Masiyiwa,
il miliardario dello Zimbabwe che coordina i vaccini per l’Unione
Africana. Aveva negoziato l’acquisto di due milioni di dosi per
proteggere parte del personale sanitario del continente più povero, ma
Pfizer prendeva tempo. Poi ha scoperto che l’Unione Europea aveva già
concluso un nuovo contratto da 1,8 miliardi di dosi. Si capisce anche
così perché in Africa solo l’11% della popolazione è vaccinato, contro il 70% dell’Europa.
Ma dare tutta la colpa a Big Pharma sarebbe troppo facile. Sarebbe autoassolutorio. Noi europei abbiamo un surplus di dosi sufficiente a proteggere 400 milioni di persone altrove, se solo le donassimo. Invece le teniamo chiuse nei nostri magazzini.
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