Azzolina: “Questi soldi ci servono per aprire nuove sedi e crescere sul territorio”
«Sarebbe un sogno. Daremmo un segnale di crescita culturale e il Movimento può spingere in questa direzione. Alla Camera ci sono due specchi, non due fotografie, per la Presidenza della Repubblica e la presidenza del Consiglio, perché non abbiamo mai avuto donne in quei ruoli. Ecco, sarebbe bello metterci delle fotografie».
Renzi può essere un interlocutore per il Quirinale?
«Il Capo dello Stato rappresenta tutti, quindi si deve parlare con tutti per cercare un profilo condiviso, ma non a tutti i costi».
Un pezzo del Pd vorrebbe allargare anche a lui il recinto dell’alleanza. È un errore?
«Non giudico in casa del Pd e comprendo la loro storia. Io avrei delle difficoltà: nel momento in cui si costruisce qualcosa con un’altra forza politica, deve esserci affidabilità e Renzi non si è dimostrato affidabile».
Intanto, il nuovo M5S di Conte stenta a decollare. Lei non avrà un ruolo nella segreteria?
«Non l’ho mai chiesto. Si dovrebbe parlare meno di nomi e più di temi. Alla gente delle nomine non interessa nulla. Io, quando posso, parlo di scuola, donne e giovani».
Il governo ha appena fatto un passo indietro sul protocollo per i contagi nelle classi.
«Si è fatta marcia indietro e in 24 ore una nuova inversione a u. I dirigenti scolastici sono molto arrabbiati. Invece di questa confusione, si potrebbero mettere a disposizione i numeri dei contagi a scuola? Perché non ci sono i numeri?».
Cosa manca per garantire la scuola in presenza?
«Il rinnovo dei contratti del personale Ata e il ritorno del metro di distanza. Le mascherine in classe vanno mantenute. Vorrei anche sapere perché vengono negate le richieste di accesso agli atti ai giornalisti sul numero di contagi nelle scuole».
Nel libro scrive che Bianchi non faceva squadra. Rapporto difficile?
«Da ministra avrei avuto bisogno di un contributo diverso. Mi hanno poi raccontato che chiamava spesso un comitato e gli chiedeva di manifestare contro di me. Ci sono rimasta male. Oggi va valutato per ciò che fa per la scuola. Certe situazioni fanno pensare che spesso sia Draghi a prendere le decisioni».
LA STAMPA
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