«Oltre un miliardo di fatture false sul Superbonus 110%». Le norme sulla privacy limitano la lotta all’evasione
Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini a Dataroom
Quante fatture false avete accertato sul Superbonus 110%?
Sulle
fatture false sono in corso molte verifiche, mi permetterà di non dare
dati particolari, perché sono state coinvolte in molte parti d’Italia
molte procure della Repubblica, ci sono indagini penali in corso, si
tratta di vere e proprie frodi , di danno alla collettività che siamo
riusciti a intercettare e il legislatore è intervenuto anche in seguito
alle nostre segnalazioni per consentirci di stroncare questo fenomeno.
Di quali volumi parliamo?
Abbiamo
ampiamente superato il miliardo di euro. Un meccanismo rodatissimo che
funziona così: solo su Roma fatture per 200 milioni sono state messe
dentro al cassetto fiscale di persone ignare, con l’aiuto di
commercialisti compiacenti.
E’ proprio una propensione genetica la nostra?
E’ fisiologico quando c’è un’agevolazione che ci sia qualcuno che cerchi di approfittarsene.
Come
è possibile che l’agenzia delle entrate non abbia accesso ai dati della
fatturazione elettronica, se le fatture elettroniche vengono inviate
all’agenzia delle entrate?
Questo è un tema che stiamo
cercando di risolvere attraverso l’interlocuzione con l’Autorità garante
dei dati personali (il Garante della Privacy). L’agenzia delle entrate
ha a disposizione tutti i dati della fatturazione elettronica. Non ha la
possibilità di poterli utilizzare ai fini dell’analisi del rischio e a
fine del contrasto all’evasione in modo pieno. In sostanza non si può
accedere ai dati in essa contenuti proprio perché non si è ancora
trovato un punto di equilibrio tra la privacy del contribuente e il
diritto del recupero di risorse pubbliche del contribuente stesso.
Più
che tutela della privacy, sembra la tutela dell’evasore. Ma voi potete
incrociare i dati delle dichiarazioni con i depositi sui c/c?
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