Draghi e le critiche dell’Europa: «Le restrizioni Covid? Non c’è molto da riflettere»

Il confronto con il 2020

Ma ci sono motivi per essere cautamente ottimisti. Draghi sciorina una serie di numeri che inducono a guardare al futuro con minore apprensione rispetto a 12 mesi fa: «Il numero totale di persone attualmente positive al virus in Italia è 297 mila. Dodici mesi fa erano 675 mila, nonostante un livello di restrizioni molto maggiore. Le persone ricoverate sono 8.026. Il 14 dicembre 2020 erano 30.860. Negli ultimi sette giorni ci sono stati in media 95 decessi al giorno, nello stesso periodo di un anno fa erano stati 629». La differenza è frutto in primo luogo della campagna di vaccinazione: «Nell’arco di un anno abbiamo vaccinato con due dosi quasi 46 milioni di persone. Oggi in Italia più dell’85% della popolazione sopra i 12 anni ha ricevuto due dosi, e circa il 20% ha fatto anche la terza. Voglio incoraggiare ancora una volta chi non si è vaccinato a farlo al più presto, e chi ha fatto le prime due dosi a fare la terza appena possibile. Come dimostra un recente studio i non vaccinati hanno un rischio di morire 11 volte maggiore rispetto a chi ha ricevuto la seconda dose, e quasi 17 volte maggiore rispetto a chi ha fatto la terza dose».

Fare bene il Pnnr

L’intervento del presidente del Consiglio spazia anche su altri e diversi argomenti, di politica europea come di politica interna. Sul secondo punto difende le recenti misure economiche, rimarca che contro il caro bollette il governo stanziato «circa 8 miliardi di euro in sei mesi» e difende la relazione con i sindacati: «Abbiamo sempre avuto un atteggiamento di ascolto e confronto e ci avviamo ad ascoltare le loro proposte nei prossimi giorni sulla possibile riforma delle pensioni». Quindi il grande lavoro in corso sul Pnrr: «Se arrivano 220 miliardi del Next Generation significa che altri Paesi Ue hanno accettato di tassare i propri cittadini per dare soldi all’Italia e questo significa che noi dobbiamo essere profondamente responsabili per mostrare che la fiducia è meritata. Questi investimenti e le riforme collegate devono essere fatti e bene».

Riforme europee

Ma a fronte di questo c’è da premere perché la stessa Ue si doti di riforme nuove. C’è la «necessità di superare il principio dell’unanimità, che oggi significa inazione, non azione, di fronte alle sfide che l’Europa si trova ad affrontare», e questo «vale anche per la politica estera e per la difesa». Lo stesso discorso vale per un patto di Stabilità che «non può essere riformato certamente all’insegna delle regole del passato». Viviamo «in un’epoca di traumi, la pandemia che continua, la transizione, i grandi cambiamenti in corso», e per questo «bisogna avere sempre lo sguardo verso i più deboli» ma anche verso le riforme possibili, se non necessarie. E nel caso della Ue, vi è anche quella di puntare ad una «vera unione politica». Quindi gli altri temi del Consiglio. A cominciare dall’energia, per la quale Draghi spera che si arrivi «ad uno stoccaggio integrato delle fonti» su scala europea, anche se sul tema non c‘è accordo. Oppure il tema della difesa comune: dobbiamo «avvicinarci a un’autentica difesa europea e favorire la costruzione di una cultura strategica comune. Vogliamo migliorare le capacità di gestione di crisi legate a minacce ibride, cibernetiche e alla disinformazione».

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