Di Maio: «Bisogna lasciar fuori il premier da giochi politici e toto-nomi I franchi tiratori? Possono crescere»

di Venanzio Postiglione

Il Quirinale, i partiti, le riforme. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, già leader dei 5 Stelle: ieri Corriere.it, ora sul giornale.

Visto dalla Farnesina: le nuove regole anti Covid decise dall’Italia e le tensioni con Bruxelles. Qual è il punto?
«Non parlerei di tensioni. Abbiamo solo applicato norme più restrittive perché stiamo cercando di arginare Omicron: siamo uno dei Paesi che per ora ha i più bassi livelli di diffusione della variante. Dobbiamo proteggere l’Italia. La Grecia ha scelto lo stesso meccanismo, altri stanno seguendo questa strada».

Attualità politica. Come si sceglie il presidente della Repubblica?
«Con l’obiettivo di eleggere chi tuteli l’interesse nazionale e garantisca l’unità del Paese. Dialogo ampio tra tutte le forze politiche».

Cosa vuol dire metodo condiviso? Qual è la via?
«La proposta del tavolo è valida, spero non diventi solo una iniziativa mediatica. Lo dico da rappresentante dei 5 Stelle, la prima forza nel Parlamento. Bisogna parlare con tutti, con i nostri alleati ma anche con il centrodestra: senza però farci dettare l’agenda. Dialogo alla pari, obiettivo comune».

Silvio Berlusconi è un nome possibile?
«Salvini e Meloni si affrettano sia a candidarlo sia a dire che i voti non ci sono. Il punto è che potrebbe essere affossato dallo stesso centrodestra».

Lei vedrebbe Mario Draghi al Quirinale?
«Non ci possiamo permettere di mischiare ai giochi politici e al toto-nomi il presidente Draghi. Che va protetto e non va tirato per la giacca. Legge di bilancio, terze dosi del vaccino, nuove misure: il periodo è molto delicato, non servono i rumors sul Quirinale».

Si è parlato di un asse Letta-Conte per il Colle. Cosa ne pensa?
«Iniziativa giusta, visto che sono forze alleate. Ma direi: facciamolo, facciamolo velocemente, partiamo già da una maggiore sintonia. Costruiamo un metodo prima dei nomi. E ripeto: i partiti non si possono permettere di giocare con il nome del premier».

E il Parlamento?
«Ascoltiamolo. Il partito dei franchi tiratori non solo esiste ma può crescere.Il gruppo misto è il più grande della storia. Per i 5 Stelle i capigruppo Mariolina Castellone e Davide Crippa sono punti di riferimento importanti».

Quando si deve votare per le elezioni politiche?
«Le dico quando “non” si deve votare: mentre acceleriamo sulle terze dosi e avviamo il Piano di ripresa e resilienza. Non possiamo, adesso, perdere tra i 4 e i 5 mesi. Andate a vedere i Paesi dove ci sono state campagne elettorali o crisi di governo: curve dei contagi in salita, esecutivi bloccati nelle scelte. La data prevista è il 2023: mettiamo in sicurezza l’Italia e poi andiamo alle urne».

Lei crede nell’alleanza tra Pd e 5 Stelle? O il Movimento dovrebbe correre da solo?
«Con il Pd lavoriamo molto bene: dove ci siamo presentati assieme abbiamo portato a casa risultati molto importanti. Non penso solo a Napoli e a Bologna ma anche a Comuni medi e piccoli. Sono i fatti a dimostrare che il legame tra noi e il Partito democratico sta funzionando».

Pensa che si debba cambiare la legge elettorale e approvare un proporzionale con soglia al 5 per cento?
«Credo di sì, con uno sbarramento. Questo è un Paese che finché avrà una democrazia di modello parlamentare con la fiducia al governo avrà bisogno di un sistema proporzionale».

Giorgia Meloni, sul Corriere, ha rilanciato il presidenzialismo.
«Non è la priorità, ora siamo in piena pandemia. Ma dopo sarà giusto aprire una riflessione. Mi guardo attorno in Europa. Chi ha avuto più stabilità è la Francia con un sistema semipresidenziale. È un fatto».

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