Di Maio: «Bisogna lasciar fuori il premier da giochi politici e toto-nomi I franchi tiratori? Possono crescere»
È vero che a volte, o spesso, lei e Conte avete sensibilità e opinioni diverse?
«Il presupposto è che avere opinioni diverse non significa spaccare
una forza politica. Posso dirle che, con Giuseppe Conte, oltre ad avere
un dialogo molto franco, lavoriamo insieme continuamente all’interno dei
5 Stelle. Sostengo il nuovo corso: diamogli tempo per completare la
transizione. Abbiamo lo stesso obiettivo, le battaglie del Movimento e
la crescita dei consensi. Su questo c’è sintonia».
Ma la leadership di Conte è salda?
«Assolutamente sì, è appena partita. L’ambizione di strutturare e
organizzare un Movimento come il nostro non è cosa facile. Quello che
sembra normale per gli altri, per noi è uno sforzo non comune».
Come immagina i 5 Stelle?
«Dobbiamo andare dove sta andando il mondo.
Il primo punto è il clima. Riguarda tutti noi. Come proteggerci dagli
stravolgimenti ambientali, come rallentarli. Non è un caso se abbiamo
rilanciato il superbonus del 110 per cento. Il nostro futuro è diventare
la vera forza ecologista del Paese. E accanto a questa transizione c’è
quella digitale: le nuove tecnologie, accanto ai giovani».
E la struttura del Movimento?
«Quella nazionale è nata e sono molto contento. Poi c’è quella
territoriale. Sono sicuro che il comitato presieduto da Alfonso Bonafede
porterà avanti un grande lavoro. Rispondere alle richeste dei cittadini
comporta un’organizzazione che non abbiamo mai avuto».
Dal 2 per mille all’astensione sul caso Renzi: il Movimento ha cambiato natura?
«Non dobbiamo snaturarci. Mi fa piacere che il presidente Conte
abbia detto chiaramente che noi voteremo contro la richiesta avanzata da
Renzi. Una cosa è parlare di giustizia e anche di malagiustizia,
un’altra è usare argomentazioni improprie per difendere i politici. Il
segnale sarebbe devastante».
Perché i 5 Stelle hanno perso tanti consensi?
«Mi sono dimesso a gennaio del 2020. Giuseppe Conte è stato appena eletto presidente. Il Movimento sta vivendo una lunga transizione.
Guardiamo avanti, gli obiettivi che ci chiedono gli italiani sono
chiari. Superare la pandemia, rivedere il rapporto tra i cittadini e i
servizi pubblici, come dicevo affrontare le due grandi rivoluzioni del
nostro tempo, il clima e le tecnologie. Stiamo parlando di cambiamenti
di enorme portata: dobbiamo esserci e incidere».
Se il messaggio chiave del 2018 era il reddito di cittadinanza, adesso i punti chiave diventano ambiente e digitale. È così?
«Ricorderete che arrivammo in Parlamento con una grande spinta sui
temi del welfare, il senso era mettere in sicurezza il nostro Paese
anche dal punto di vista dei diritti per chi non aveva niente o
rischiava di perdere tutto. Ora il primo problema è la pandemia, con il
nemico invisibile. Ma sullo stesso piano c’è la battaglia sul clima. E
lì accanto ecco la transizione digitale: senza l’innovazione, le
tecnologie, non puoi combattere né i virus né i cambiamenti del pianeta.
Non è solo una questione per i ministri dell’Ambiente. I ministri
dell’Interno e della Difesa come quelli degli Esteri sanno per esempio
che le cellule terroristiche avanzano in quelle aree dell’Africa dove
cresce la siccità, si impoveriscono i villaggi, i giovani diventano
estremisti».
Sentite la mancanza del fondatore, Beppe Grillo, che non appare più?
«Grillo è sempre presente. Ci sentiamo con regolarità anche per
discutere di clima, pandemia, transizione digitale. Conoscete Grillo
come lo conosciamo noi: interviene sempre nei momenti di difficoltà, lo
sentiamo al nostro fianco».
Com’è adesso il suo rapporto con Matteo Salvini?
«Con lui ho già dato.
Abbiamo due idee della politica e di come fare politica differenti.
Fino a prova contraria io mi fido ciecamente delle persone. E poi
purtroppo quella prova contraria è arrivata».
Con Giorgia Meloni?
«Ha sempre mostrato una grande affidabilità. Siamo politicamente agli antipodi ma, quando è capitato di lavorare assieme, c’è stata sempre fiducia».
E il rapporto con il premier Draghi?
«Mi permetto di definirlo ottimo. Totale sintonia per rafforzare il nostro Paese rispetto alla pandemia e alla crisi economica».
Cosa si aspetta di più e di diverso dal governo?
«Ce la stiamo mettendo tutta, sono in una squadra di ministri,
viceministri e sottosegretari che ogni mattina si sveglia e prova a fare
di più. Ne sono orgoglioso. Oltre il 6 per cento di crescita, anno
record dell’export per il Made in Italy».
È stato vicepremier, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, ora è agli Esteri. Come e dove si immagina nei prossimi anni?
«Questo non lo so. Posso dirle che finché i cittadini mi daranno fiducia e non si stancheranno, io darò sempre il massimo».
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